L’editoriale. L’euro è il problema dell’Italia, o viceversa?

euroMentre in Italia ci sono forze politiche che discutono sull’opportunità che il nostro Paese rimanga dentro la moneta europea – l’euro –, nel resto d’Europa sta montando (e non solo tra gli addetti ai lavori) la discussione sul fatto se l’Italia sia o meno il vero problema dell’euro. Perché il nostro Paese ha tutte le caratteristiche per mandare in crisi la moneta unica e, con essa, le economie di chi l’ha adottata. La crescita economica italiana è la più bassa tra tutti. C’è, ma è minuscola. E non da oggi: l’Italia galleggia da diversi anni, fatica a produrre maggiore ricchezza, ha tassi di disoccupazione quasi inattaccabili. Il debito pubblico è colossale e intoccato.

È vero che da tempo lo Stato spende meno di quanto incassa; ma per il gioco degli interessi da pagare (seppur ridottissimi da un paio d’anni), il debito pubblico non cala di un euro. Anzi. Le storture che impediscono all’Italia di prendere il volo c’erano e ci sono. Tassazione altissima e “asimmetrica”; macchina pubblica farraginosa, complicata e poco produttiva; giustizia che non funziona; stabilità politica quasi inesistente (a quanti Presidenti del Consiglio italiani ha già stretto la mano Angela Merkel?); un Paese diviso in due come sviluppo e qualità di vita. Insomma, l’Italia ha tutte le caratteristiche per diventare un problema.

Quando? Il momento già si conosce: quando la Bce cesserà nel quantitative easing, nell’azione di acquisto di debito pubblico anche italiano, cosa che ci ha consentito di tenere bassissimi i tassi di interesse, cioè il costo del debito stesso. Quest’autunno, è assai probabile che Mario Draghi dica stop. Allora i nostri Btp non avranno più le spalle coperte dal gigante Bce, ma dal solo Governo nostro. Capirai! Ricordate il 2011? Il fatto di essere considerato un problema, è un bel… problema. Basti pensare quando queste vesti sono state indossate dalla Grecia.

E l’autunno minaccia per noi di essere periodo elettorale: significa azione amministrativa tendente allo zero, mesi di chiacchiere, poca chiarezza su chi e come governerà l’Italia poi. Che c’è di meglio – per i grandi investitori finanziari – che alleggerirsi di Bot e Btp, mandando lo spread alle stelle?

Il fatto è che, se l’Italia comincia a ballare, nel ballo trascina con sé tutti gli altri, dai più deboli fino ai più forti. Ecco perché si comincia a guardare a Roma come al “grande malato” dell’euro, come il problema numero uno che non abbozza nemmeno un minimo di soluzioni. Bruxelles ha contestato all’Italia un buco di bilancio di 4 miliardi di euro, un’inezia rispetto all’intera spesa pubblica italiana. Il fatto di aver sottolineato pesantemente l’esistenza di questo buco (“Ma non dovevate fare i bravi?”) e di aver ricevuto come risposta vaghe rassicurazioni ma nessuna chiara decisione, sta insospettendo ancora di più i nostri partner monetari.

Quindi la vera questione non è tanto se noi vogliamo stare dentro l’euro (la nostra àncora di salvezza, al di là della demagogia politica), ma se l’euro continuerà ad accettarci dentro il suo club. Non a caso Angela Merkel ha già lanciato la frasetta di avviso: “L’Europa a due velocità”. A due monete?

AUTORE: Nicola Salvagnin