L”eros’ riabilitato

Abbiamo appena iniziato a leggere l’enciclica di Benedetto XVI e già se ne parla e se ne discute con passione. Ci sarà tempo e modo di riflettere sopra i vari aspetti e messaggi che il Papa invia ai cristiani e al mondo contemporaneo. Non è infatti un documento legato a vicende particolari e dovuto per qualche motivo contingente. La prima enciclica di Ratzinger da papa è un messaggio programmatico, diretto al cuore del mondo e scaturito dal cuore della Chiesa di oggi. È ciò che oggi la Chiesa vuol far sapere a tutti. In modo particolare a coloro che si allontanano da essa perché temono di perdere qualcosa della loro vita e della loro felicità. Si pone anche in aperta sfida verso coloro che osano associare Dio ad atti e scelte di violenza sotto varie forme. Si rivolge a filosofi e psicologi che guardano con sospetto la Chiesa come colei che pone dei tabù morali che frenano la libertà degli uomini e delle donne di poter e potersi amare spontaneamente. Ratzinger a queste obiezioni non risponde appellandosi alla legge di Dio, e ricorrendo all’esaltazione dell’amore spirituale, sublimato, dei mistici. Egli fa invece un’operazione diversa, che possiamo considerare senz’altro storica: la riabilitazione dell’eros, dell’amore umano. Esso è stato contrapposto all’amore cristiano, ‘agape’, e tra i due, tra ‘eros’ (da cui erotismo – erotico) e ‘agape’ (carità, amore cristiano), si era strutturata una complessa divisione di sentimenti, ambiti di vita e comportamenti che rasentavano un insanabile dualismo: la ricerca del piacere effimero, della soddisfazione istintuale da una parte, e l’amore puro, disinteressato, pronto al sacrificio e alla donazione di sé dall’altra. Ratzinger entra nell’argomento con un certo spirito di sfida e si pone in polemica con l’illuminismo vecchio e nuovo, tirando in ballo il filosofo suo connazionale, Nietzsche, che ancora fa testo in tante scuole. Dice testualmente un passo dell’enciclica: ‘Il cristianesimo, secondo Friedrich Nietzsche, avrebbe dato da bere del veleno all’eros che, pur non morendone, ne avrebbe tratto la spinta a degenerare in vizio. Con ciò il filosofo tedesco esprimeva una percezione molto diffusa: la Chiesa con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino?’. La critica anticristiana non è soltanto del filosofo di fine Ottocento, ma serpeggia a livello popolare. La risposta di Ratzinger, pur riecheggiando testi del Concilio Vaticano II, risulta nuova nella sua concisione ed appare decisiva e promettente per lo sviluppo del dialogo della Chiesa con il mondo. Essa dice che l’amore, tutto l’amore ha la sua radice in Dio che è, e qui cita Dante, ‘l’amor che muove il sole e l’altre stelle’. Nelle creature umane l’eros è desiderio, ricerca di un incontro che dona uno dei piaceri più grandi della vita. Ma esso va disciplinato perché non degeneri e si disperda e trovi la sua massima espressione nel matrimonio tra un uomo e una donna. Quando questo amore incontra la persona amata acquista un livello e una qualità nuova divenendo ‘agape’, cioè interessa la sfera spirituale, dove la felicità dell’altro prevale sulla propria e si è disposti a sacrificarsi per l’altro. Il Cristiano non è colui che rinunzia all’eros, ma è chiamato e invitato a farlo maturare in un sentimento profondo e duraturo che coinvolge tutta la persona, carne e spirito, in un rapporto esclusivo e ‘per sempre’, che fonda l’uni-dualità (‘I due saranno una sola carne’) della coppia sponsale umana.

AUTORE: Elio Bromuri