Cinquanta anni fa, 3 giugno 1963, lunedì di Pentecoste, alle ore 19.45, Giovanni XXIII conchiuse la sua esistenza terrena all’Ite, missa est della messa celebrata dal cardinale Luigi Traglia sul sagrato della Basilica vaticana. Se la memoria affettuosa di Papa Giovanni è sempre viva nel popolo cristiano, è segno che il suo ricordo è qualche cosa di più che l’impressione felice del suo passaggio sulla scena del mondo. Papa Giovanni fu veramente un uomo mandato da Dio, come dichiarò il Patriarca ortodosso di Costantinopoli. Immensamente ricca e preziosa è la eredità che egli ci ha lasciato. Un uomo dalla meravigliosa semplicità e dall’umiltà evangelica che, nel corso di poco più di cinque anni del suo ministero pastorale sulla Cattedra di Pietro, diede inizio ad una nuova epoca della Chiesa. Senza dimenticare l’immagine protesa alla carezza dei bambini nell’ospedale di Santo Spirito nel suo primo Natale romano e la visita dei carcerati a Regina Coeli, in cui mette i suoi occhi negli occhi e il cuore accanto, vicino al cuore dei reclusi. Morente, sentendosi circondato da migliaia di fedeli oranti in piazza San Pietro, commenta: “È naturale che sia così: io li amo, loro mi amano”. Se la fedeltà di una vita spirituale si misura sulla sua identità dal principio alla fine, quella di Angelo Roncalli risulta senza alcuna frattura,come si può dedurre dal suo Giornale dell’anima.
Quell’uomo ormai inerte s’era lasciato prendere e guidare da Dio fin dalla tenera età. Era stato alunno promettente alla scuola di mamma Marianna, del prozio Zaverio, dell’austero parroco Rebuzzini, dei due Seminari a lui per sempre carissimi, il Bergomense e il Romano; poi alla scuola del vescovo Radini Tedeschi e del cardinale Ferrari; con il cuore carico di ammirazione e di venerazione rivolto ai Papi del suo secolo, da Leone XIII a Pio XII. Con la storica decisione presa da Giovanni XXIII di convocare il Concilio ecumenico Vaticano II – una decisione che egli stesso interpretò come frutto di una mozione soprannaturale – Papa Giovanni ha voluto far rientrare la Chiesa nella storia e nella società del XX secolo, poiché era convinto che essa non fosse né una ‘cittadella’ né un ‘museo’, ma un giardino che non cessa di fiorire. In contemporanea con gli inizi del Vaticano II si annunciava quella che avrebbe potuto diventare la guerra più catastrofica del XX secolo, quella di Cuba, ma, come per miracolo non fu poi combattuta, grazie all’intervento di Papa Giovanni accolto da Kennedy e da Kruscev simultaneamente. Papa Giovanni non nascose di aver ricavato dallo scampato pericolo materia per ripensare in profondità la dottrina cattolica sulla pace e sulla guerra, e ne fissò i principi sulla famosa enciclica Pacem in terris, che donò al mondo nel Giovedì santo 1963 nell’imminenza della morte, come suo testamento.