“Emergenza Uomo”: è questo il significativo titolo dell’articolo di prima pagina di Avvenire, del 6 giugno, che riferisce circa l’udienza generale di Papa Francesco del giorno precedente. La riflessione parte dai due verbi “custodire” e “coltivare”, che sono le prime due indicazioni di Dio rivolte all’uomo da Lui creato (cfr. Gen 2,15). Valgono anche per noi oggi, che non raramente ci consideriamo padroni di tutto e liberi di fare ciò che ci pare e piace, arrivando così a rovinare noi stessi, gli altri e il creato.
Custodire evoca l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’accoglienza attenta del dono di Dio che ci precede. Il contrario – precisa Papa Francesco – è dominare, possedere, manipolare, sfruttare. E ciò rovina non solo il rapporto dell’uomo con Dio ma anche con il creato, e il rapporto tra gli uomini. Ecologia religiosa, umana e ambientale vanno insieme, e richiamano con forza gli atteggiamenti dell’accogliere, custodire, rispettare, ascoltare. Sono le espressioni di base del rapporto d’amore. Caino rifiuta di essere il custode di suo fratello, e lo uccide (Gen 4,9). Tutte le ingiustizie e le violenze portano alla sopraffazione. Oggi più che mai la persona umana è in pericolo e rischia di essere trattata secondo la logica del profitto, del consumo e dello scarto. Secondo la logica narcisista dell’“usa e getta”. Qualcuno parla di “emergenza uomo”, “bivio dell’uomo”.
Maria ci insegna a ripartire dal custodire in modo attento e amoroso la Parola di Dio. Dinanzi al mistero del Verbo che si fa carne in lei, Maria resta sorpresa fino al turbamento, si rende disponibile, lo accoglie, medita nel suo cuore, canta la sua gratitudine sentendosi la serva del Signore. Ciò evoca l’accoglienza calda del grembo materno. Coltivare richiama l’attenzione, la passione e l’arte con cui il contadino cura la sua terra perché porti frutto buono e abbondante. È l’impegno responsabile e intelligente con cui l’uomo porta avanti la creazione, facendo con Dio una creazione più bella, una storia sacra, una cultura che fa progredire il mondo. Facendo attenzione a ciò che il Padre vuole, cioè che “nulla vada perduto” (cfr. Gv 6,39).
Custodire e coltivare è l’opposto della “cultura dello scarto” che “butta via” le creature che noi pensiamo non servano. Spreco del cibo, eliminazione del bimbo non desiderato, del malato terminale, del nemico. E ciò offende il Creatore e rende disumana l’esistenza. Ho incontrato in questi giorni una mamma con il figlio unico di 35 anni, nato sordo e con altri gravi problemi. Mi ha raccontato che i medici, a seguito della rosolia contratta quando era incinta, le consigliarono di abortire. Lei si rifiutò, disponendosi ad accettare le conseguenze. Queste non mancarono: varie operazioni, sordità totale, sofferenze di vario genere. Eppure tutti e due oggi sono molto felici. Lui lavora, guida la macchina, è autonomo. Lei, oltre al suo lavoro, fa volontariato. San Francesco nel suo percorso umano e cristiano arriva all’esperienza della perfetta letizia accettando di seguire Gesù in povertà e umiltà, creando relazioni umane fraterne, estendendo la “fraternità” a ogni creatura (fratello sole, sorella luna, fratello lupo, sorella morte). In lui ecologia umana ed ecologia ambientale trovano la massima espressione nella “ecologia del Vangelo”.