“Con il Vangelo nelle periferie esistenziali” era il tema del 37º Convegno nazionale delle Caritas che si è svolto recentemente a Cagliari. Il titolo del convegno si collegava in forma diretta al magistero di Papa Francesco, collocando in modo inequivocabile il tema della povertà, anzi, dei poveri al centro della riflessione ecclesiale. Il Papa ci sprona a ricercare Cristo nella “carne viva” delle persone, attraverso un’uscita da noi stessi, nell’incontro, nell’accoglienza fraterna, nella solidarietà e nel servizio. Questo rappresenta un costante stimolo di verifica per la comunità cristiana. La situazione di crisi stagnante, confermata dai molteplici rapporti sulla povertà, interroga in modo insistente le nostre comunità in ordine a quali siano gli strumenti, i luoghi e i percorsi da animare al fine di rimanere testimoni credibili dell’Evangelo e annunciatori di liberazione nelle periferie esistenziali e sociali dell’umanità. Ripetuti gli inviti che ci giungono da parte di Papa Francesco a essere cristiani in grado di incontrare gli uomini là dove sono, a tornare ad abitare i contesti esistenziali più periferici e lontani per incontrarvi l’Uomo negli ultimi. È stato detto che il Convegno dello scorso anno a Montesilvano era “il calcio di inizio”, Cagliari la continuazione della partita. A Montesilvano ci si era interrogati intorno al “da dove” arriviamo e al “verso” dove sentiamo di dover camminare, ma non ci si era ancora interrogati rispetto al “come” poter arrivare là dove pensiamo che sia lo scenario del futuro. Il lavoro svolto dai convegnisti ha cercato di trasformare lo scenario intravisto lo scorso anno in piste di lavoro più concrete, guidati da altri interrogativi, inerenti appunto al “come” arrivare a un porto sicuro.
Il convegno è stato illuminato dalla meditazione del priore di Bose, Enzo Bianchi: una riflessione che ha indicato la via della ricerca di Cristo attraverso l’incontro con il volto del prossimo, a partire da quello più deturpato, facendogli dono non solo dei beni ma soprattutto di noi stessi. In una parola: la pratica della misericordia, la carezza di Dio sulle ferite delle nostre miserie. “La povertà è di tutti. È quasi una ‘parola prima’, grazie e attorno alla quale si può costruire il lessico dell’umano. Senza la povertà non saremmo umani, ma pieni di noi stessi e dunque vuoti…”. Sono alcuni passaggi di una seconda relazione che invita i partecipanti a scoprire la povertà come dato antropologico, originario di ogni uomo. A Cagliari si sono ritrovate anche le Caritas umbre, con i loro responsabili e i loro direttori; Caritas da tanti anni impegnate a promuovere la carità nelle rispettive Chiese. Un servizio di animazione che, attraverso la pedagogia dei fatti, fornisce sostegno immediato a quanti si trovano nella necessità: dall’offrire un pasto al contributo per l’affitto della casa, dall’aiuto per la perdita di lavoro al sostegno della famiglia, dalla vicinanza a chi è nella malattia all’accompagnamento di chi è fragile psicologicamente. L’auspicio è che la Caritas prosegua “con passione e con equilibrio” il proprio lavoro, che coniuga testimonianza e servizio, profezia e realismo, condivisione sugli altri valori, “senza cui è difficile immaginare autentica prossimità evangelica”. Il “convenire” a Cagliari delle Caritas diocesane e, poi, l’occasione per lo scambio di esperienze e speranze ha riacceso nei cuori di ciascuno le motivazioni profonde per seguire Gesù nel servizio alla Chiesa e agli uomini.