“I giornali diocesani dopo ‘Testimoni digitali’”. Con questo slogan la Federazione italiana dei 187 settimanali cattolici (Fisc) celebrerà dal 25 al 27 novembre a Roma la 16a assemblea nazionale elettiva. I lavori saranno aperti, alle ore 17.15 del 25 novembre, da mons. Claudio Giuliodori, della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. “Con l’assemblea – spiega il presidente uscente della Fisc, don Giorgio Zucchelli – si chiude un triennio denso di attività. In questi tre giorni faremo il punto della situazione associativa, verranno proposti gli obiettivi per i prossimi tre anni e verrà eletto il nuovo Consiglio nazionale”. Sul tema dell’assemblea, ma non solo, abbiamo rivolto alcune domande a don Zucchelli. Quali prospettive per la Fisc, per i giornali cattolici del territorio, dopo “Testimoni digitali”? “È evidente che per il futuro l’impegno dei giornali Fisc sarà quello d’integrarsi con i media presenti in internet. Circa 80 testate hanno già il corrispettivo online, con diverse tipologie. La sfida – come è anche emerso al congresso della stampa cattolica organizzato in ottobre dal Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali – è integrare le varie tipologie di media. Nel futuro, dunque, bisogna pensare a un’informazione integrata (giornali, radio e siti internet). E dato che si tratta di una nuova frontiera, tutti i giornali sono chiamati a impegnarsi in questo senso con gli altri mass media diocesani. Tutto ciò, tenendo sempre presente quanto sottolineato al convegno ‘Testimoni digitali’, ossia che la vera sfida è riuscire a mettere insieme la Rete con la presenza diretta, l’on e l’off line. Ed è qui che i giornali del territorio possono dare molto in termini d’incontro, di partecipazione, di riflessione…”. I Vescovi hanno dedicato questo decennio pastorale all’“arte dell’educazione”. Quale contributo specifico dalle testate Fisc? “I nostri settimanali sono impegnati in questa bellissima e difficile ‘arte’. Un giornale educa di per se stesso. Non perché scrive articoli sull’educazione ma perché offre, attraverso le sue pagine, un modo di pensare la vita, una cultura ispirata ai valori cristiani. Questo è l’elemento fondamentale: i nostri giornali educano nella loro stessa struttura d’informazione. Da qui l’importanza della presenza delle nostre testate in quanto tali. A questo però occorre aggiungere un secondo passo che, in questi dieci anni, sarà quello di affrontare il tema dell’educazione così come viene trattato dai vescovi negli Orientamenti pastorali. E lo faremo secondo la nostra tipologia tipica, ossia raccontando le esperienze del territorio e raccogliendo interventi e riflessioni sull’impegno educativo della Chiesa”. La Settimana sociale da poco conclusa ha segnato una ripresa della presenza dei cattolici in ambito sociale e politico… “Nella realtà attuale i nostri giornali sono chiamati a educare i lettori all’impegno sociale e politico attraverso la forma della partecipazione. Cioè, se i nostri giornali informano sulle realtà sociali e politiche del territorio, se rendono coscienti i cittadini dell’impegno e della realtà, se parlano dei problemi, se stimolano i cattolici a intervenire, favoriscono la realizzazione di reti socio-politiche nei singoli territori, promuovendo una grande opera di sensibilizzazione e di educazione anche alla politica. Al settimanale, ovviamente, non spetta fondare un partito, ma stimolare i cattolici a impegnarsi, tendendo sempre ben presenti i valori non negoziabili. I giornali, quindi, come educatori alla socialità e alla politica, attraverso l’informazione, la discussione e la proposta sulle problematiche socio-politiche presenti in ogni territorio”.