di Pier Giorgio Lignani
Con lo sbarco in terra spagnola dei profughi della nave Aquarius abbiamo tutti tirato un respiro di sollievo. Ma quello che in si è risolto è solo un problema minuscolo nel quadro della gigantesca questione “migranti”: un problema di brevissimo termine e di ristrettissimo orizzonte. Poi ci sono problemi di termine breve (anche se non brevissimo), medio, lungo e lunghissimo.
Dove, se si parla di “termine lungo” significa che ci vorrà molto tempo prima che il problema sia risolto, e non che si possa aspettare prima che ce ne occupiamo – tanto meno possiamo lasciar perdere. Sono comunque problemi che ci cascheranno addosso. Anzi, la lunghezza dei termini va di pari passo con la gravità e i costi che si dovranno pagare. Dunque, a termine brevissimo è il problema dei profughi che si trovano su una nave determinata. A termine breve (non brevissimo) è il problema di stabilire, a livello europeo, regole eque e soddisfacenti per distribuire i flussi dei migranti fra tutti i Paesi europei (compresi i sovranisti dell’Est, che non ne vogliono sentire parlare, e piacciono tanto a Salvini). A termine medio ci sono due problemi distinti, ma che vanno affrontati entrambi: quello di programmare, all’interno di ciascun Paese europeo, metodi e risorse perché i migranti vengano trasformati in membri leali e costruttivi della comunità nazionale che li ha accolti; e quello di rendere più vivibile la vita nei Paesi di provenienza, per fare in modo che ci sia meno spinta all’emigrazione. A lungo termine – ma non per questo meno pressante – c’è il problema dello sviluppo demografico dell’Africa: venti anni fa gli africani erano circa 700 milioni, adesso i milioni sono milleduecento: 500 in più. E il trend continua con le stesse proporzioni. Con questi numeri, neppure la forza di volontà di Salvini potrà fermare l’emigrazione. A lunghissimo termine – quasi un’utopia – c’è il problema di costruire un mondo in cui i livelli di giustizia sociale, di benessere, di civiltà siano uguali sotto ogni cielo, e tutta l’umanità viva solidale e in pace. Difficile, vero? Ma, se siamo cristiani, è ciò che ci dobbiamo proporre.