Se l’analisi del voto in Umbria (vedi articolo sotto) è esatta, cosa può significare? Ci sembra che il 24% dei Ds non gradisce la lista Uniti considerandola troppo moderata e preferisce votare partiti decisamente di sinistra, sentendosi a disagio in una aggregazione di centro sinistra. Ancora maggiore il disagio degli elettori dei partiti confluenti nella Margherita, che preferiscono andare verso ‘altri'(non indicati i partiti) cioè si disperdono e un ben 13% va all’Udc. Crediamo di poter ravvisare in questo 13% quei cattolici che stanno a disagio in un’agregazione indistinta quale appare ai loro occhi la Margherita, preferendo un partito cattolico di centro ad un centro che non si qualifica come cattolico. Per quanto riguarda il centro destra ci sembra che i flussi non siano di natura politica in senso stretto, ma di semplice efficacia di campagna elettorale. Una cosa sembra certa e cioè che un buon numero di cattolici che votano centro sinistra, provenienti dalla vecchia sinistra democristiana, per non morire socialisti o sotto la quercia, sono disponibili ad un centro moderato che si definisca cattolico, mentre i cattolici, pur delusi, del centro destra non faranno il salto dall’altra parte. Se l’analisi è fondata e non sono solo congetture. (E.B.) I FLUSSI ELETTORALI AL MICROSCOPIO Un gradimento “differenziato” nel voto europeo da parte delle tre formazioni che hanno dato vita alla lista di centrosinistra “Uniti per l’Ulivo”, ed una “rilevante mobilità” di voti che interessa, al loro interno, sia i partiti del centrodestra che quelli del centrosinistra, nella competizione europea come in quella amministrativa. Sono questi alcuni tra i dati più significativi che emergono da una stima sui flussi elettorali riguardanti le elezioni 2004 in Umbria, elaborato dall'”Agenzia Umbria Ricerche” (Aur) e dal Dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Perugia. Lo studio è stato presentato a Perugia nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato la presidente dell’Aur, Cecilia Cristofori, il direttore Stefano Patriarca, il direttore del Dipartimento di Scienze statistiche, Bruno Bracalente e il professor Antonio Forcina. Nello studio vengono analizzati i flussi elettorali riguardanti il voto delle europee 1999 e quelle 2004, quelli relativi alle provinciali ed europee 2004, e provinciali e comunali 2004. Le analisi relative ai flussi riguardanti le europee sono state elaborate sui dati relativi alle 421 sezioni elettorali dei principali Comuni umbri in cui si è votato anche per le comunali: Perugia, Terni, Foligno, Spoleto e Orvieto. Per il confronto fra le elezioni provinciali e comunali, al fine di poter disporre di un numero consistente di sezioni elettorali, sono stati invece presi in considerazione i dati dei comuni più grandi come Perugia, Foligno e Terni. Dal confronto tra le europee 1999 e quelle 2004 spicca il comportamento differenziato degli elettori delle tre formazioni che hanno dato vita alla lista “Uniti per l’Ulivo” (Ds, Margherita e Sdi). Secondo lo studio, infatti, la lista unitaria sarebbe stata votata dal 76% degli elettori che nel 1999 avevano votato Ds (il restante 24% andrebbe in prevalenza ad altre liste della sinistra). Segue con il 53% dei consensi, la Margherita che cederebbe il restante 37 ad altre liste, prevalentemente ad altre liste (18%) e all’Udc (13%). Per quanto riguarda lo Sdi (il raffronto con il 1999 comprende anche Repubblicani europei), la percentuale di consensi scende al 30% (i flussi in uscita andrebbero ad altre liste e all’area del “non voto”). Ma la lista unitaria, raccoglie nel 2004 il 40% circa dei voti che nel 199 andarono ad “altre liste” (in prevalenza dalla “Lista Bonino”) e il 10% per cento del non voto del 1999. Scambi di voto, infine, sia all’interno delle liste di sinistra (il raggruppamento Pdci, Verdi, Lista Di Pietro-Occhetto e Prc ricevono voti in prevalenza dai Ds, e in misura minore da Sdi e altre liste). All’interno del centrodestra Alleanza nazionale e Ccd-Cdu cedono voti a Forza Italia, che recupera anche una parte dei voti della Lista Bonino. I voti in uscita dal centrodestra – rileva la ricerca – non si dirigono comunque verso il centrosinistra, ma verso il non voto o “altre liste”.