Le due regioni hanno molto in comune,a cominciare dalla ricostruzione

Umbria e Marche unite nel nome di san Francesco

Umbria e Marche nel nome di Francesco: la festa del 4 ottobre ha unito ancora una volta i territori e le popolazioni delle due regioni, colpite dal sisma del 1997. Questo legame e la sofferenza delle popolazioni terremotate sono state più volte ricordate negli indirizzi di saluto.

Papa Giovanni Paolo II, nel suo messaggio ha rinnovato “l’assicurazione della mia spirituale vicinanza a coloro che in diverso modo ancora soffrono per le conseguenze del terremoto”. Su questo aspetto l’arcivescovo di Ancona, mons. Franco Festorazzi, ha espresso “la reciproca partecipazione di affetto tra umbri e marchigiani, che il sisma rende ancora più vicini. Vorrei però rivolgere – ha proseguito – un forte appello a nome di tutti perché si faccia ogni sforzo per dare presto casa alle famiglie, agli anziani, ai sofferenti”.

Il presidente della giunta regionale marchigiana, Vito D’Ambrosio, ha posto l’accento sul rapporto tra i due territori che “non hanno in comune soltanto la grande figura di Francesco” ricordando l’intesa tra le due regioni siglata nel ’95 con l’obiettivo di reciproco sviluppo e la collaborazione “sempre più intensa” dopo la calamità sismica.

Alla celebrazione hanno partecipato oltre 2.500 pellegrini marchigiani alla presenza del cardinale Lorenzo Antonetti, legato pontificio e di Patrizia Toia, ministro per i rapporti con il Parlamento.

“L’olio da voi portato, che alimenterà la lampada perennemente accesa davanti alla tomba di Francesco, ha rappresentato – ha detto il ministro generale dell’ordine dei frati minori conventuali, padre Agostino Gardin rivolgendosi ai fedeli marchigiani – “tutti i comuni d’Italia, esprime l’amore e la venerazione di tutti gli italiani verso il loro santo patrono. Le Marche hanno particolari motivi per sentirsi vicine a Francesco: sono terra francescana, segnata da numerose visite di frate Francesco e assai ricca di conventi francescani fin dagli inizi della vita dell’ordine da lui fondato”.

Anche il padre custode della Basilica di San Francesco, Giulio Berrettoni, ha sottolineato con particolare evidenza l’incontro tra le due regioni “ferite e segnate dalla sofferenza del terremoto di tre anni fa. Ma ogni ferita, ogni sofferenza è via e anticipo della gioia pasquale”.

Berrettoni ha quindi invitato tutti gli italiani che portano il nome di Francesco a “festeggiarlo con particolare intensità spirituale e conviviale per cogliere tutta la carica umana e religiosa del Poverello di Assisi in quest’anno del grande Giubileo”. Non poteva mancare in questa giornata un appello per le situazioni di conflitto. Padre Giulio Berrettoni ha ricordato le tristi “notizie che ci giungono dalla Palestina e dalla ex Jugoslavia per una pace ferita. In ginocchio chiediamo di mettere in atto gesti di pace, rispettando la volontà popolare” ha detto, con chiaro riferimento alle elezioni in Serbia. “Da parte nostra la preghiera si fa più intensa non solo per queste nazioni ma anche per tutte le terre dell’emisfero dove la pace è minacciata”.

La sen. Toia, rappresentante del Governo – all’ultimo momento non ha partecipato il premier Giuliano Amato – ha puntato l’attenzione sull’opera ‘pacifista’ di Francesco ricordando la sua visita al sultano. “Aveva visto due cose importanti: la guerra poteva sempre avere scelte alternative nelle vie pacifiche, nel dialogo, nella non violenza. Inoltre in tutti gli uomini, indipendentemente dalla fede, c’è una disponibilità all’ascolto reciproco”. Grande celebrazione dell’opera di Francesco ma non è mancato l’afflusso dei pellegrini alla tomba del Santo, pur filtrato nell’anno giubilare per i numerosi pellegrinaggi compiuti dalle 13 diocesi marchigiane. E nella festività del Santo è stato realizzato con le spighe di grano il santuario di Loreto.

AUTORE: Romano Carloni