Qualche giorno fa, Alberto Melloni, autorevole studioso di storia del cristianesimo, ha osservato che fra gli effetti negativi della guerra in Ucraina c’è la fine dell’ecumenismo. Si riferiva in particolare al dialogo fra i cattolici e gli ortodossi, e alle posizioni del Patriarca Kirill. Per noi cattolici il rapporto con gli ortodossi è molto importante, perché sono quelli a noi più vicini. Per la Chiesa cattolica, preti e vescovi ortodossi sono ordinati validamente dal punto di vista sacramentale, e quindi tutti i sacramenti da loro amministrati sono validi, non solo il battesimo. E così è anche per altre Chiese orientali di antica tradizione (armeni, copti e altri) che pure non appartengono alla Ortodossia in senso stretto.
Ma più che il rapporto con i cattolici, è in crisi l’unità della Chiesa ortodossa al suo interno. Questo accade perché, come è noto, quella Chiesa non ha, e non vuole avere, un’autorità centrale paragonabile al Papato.
Tradizionalmente il Patriarca di Costantinopoli ha un primato di onore; il massimo che può fare è convocare un sinodo di tutte le Chiese ortodosse. E in effetti Bartolomeo lo aveva convocato per il 19 giugno 2016 dopo 55 anni di preparazione (ripeto: 55 anni). Ma all’ultimo momento saltò perché quattro delle quattordici Chiese che avevano aderito chiesero, con un pretesto, un rinvio a tempo indeterminato. A capo dei dissidenti c’era (lo indovinate?) il Patriarca di Mosca – che da solo rappresenta più fedeli di tutti gli altri messi insieme – e senza di lui il sinodo si poteva anche fare ma non aveva più senso. E qual era (ed è) il vero motivo del dissidio?
Il fatto che Bartolomeo accetta la decisione degli ortodossi ucraini di staccarsi dal Patriarcato di Mosca e di eleggere un loro Patriarca con sede in Kiev. Quelle Chiese, mancando di un’autorità centrale, sono strutturate su base nazionale, e da nazionali a nazionaliste e governative il passo è breve. Oggi possiamo essere critici verso la costruzione del Papato come una monarchia assoluta, ma è grazie anche a quella storia che oggi la Chiesa romana è veramente universale e transnazionale, cattolica nel senso migliore della parola.