Mons. Sorrentino: passo dopo passo, la danza dello Spirito’
Se con il battesimo e la cresima abbiamo ricevuto lo Spirito santo, perché i risultati non si vedono? Perché molti vostri amici non sono qui stasera ma sono in discoteca e si accontentano di quello che hanno?’. Domanda provocatoria quella di mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ai giovani raccolti per la veglia nella basilica inferiore.
A chi pensava o sperava in un’azione dello Spirito ‘a prescindere’ dalla risposta dell’uomo, il Vescovo ha parlato di un rapporto che si muove ‘a passo di danza tra noi e lo Spirito’ perché ‘ad ogni suo passo deve corrispondere un nostro passo’ e così via.
E ne ha indicati alcuni, seguendo ‘le tappe del cammino dello Spirito nel mondo’ celebrate nella veglia di preghiera.
Ha parlato dello Spirito della vita, che si manifesta nell”unione di tuo padre e di tua madre, da cui sei nato’ segnando il primo passo dello Spirito creatore, che diventa ‘ricreatore’ quando per la misericordia di Dio fa rivivere l’uomo sfigurato dal peccato, donando rinascita e risurrezione. Ha parlato poi dello Spirito di verità ricordando l’esperienza di san Francesco che si è convertito ascoltando ‘quel’ passo del Vangelo, invitando quindi i giovani a leggere il Vangelo, ad ascoltare le parole di Gesù, sostenuti dalla certezza che ‘lo Spirito ci permette di incontrare Gesù che è via, verità e vita’.
Ancora un passo, ha chiesto Sorrentino ai giovani, riprendendo la domanda inziale: perché il fuoco dello Spirito non arde nel nostro cuore? ‘Dobbiamo stare nel cenacolo in preghiera, in ascolto, in silenzio, per accoglierlo’ ha detto il Vescovo, affinché possa ripetersi quello che accadde a Pentecoste, quando ‘quegli apostoli pavidi che avevano abbandonato Gesù nella sua passione, cominciarono a seguirlo e ad annunciarlo, con una grinta, una forza, un entusiasmo che sorprese tutti’.
‘Per la Chiesa, per il mondo, per questa nostra Umbria, chiediamo una rinnovata Pentecoste. C’è bisogno di voi giovani, che per il vostro desiderio di vita siete i più sensibili al messaggio di vita dello Spirito’, ha detto Sorrentino, che ha concluso con un augurio: ‘che la Gmg che qui stiamo vivendo produca i Gmg, ossia che passiamo dalla Giornata mondiale della gioventù ai Giovani messaggeri di Gesù’.
Mons. Cancian: il passaggio dai desideri della carne ai valoriCosa vuol dire essere ‘chiamati a vivere nello Spirito santo’?
I giovani riuniti in preghiera nella basilica di Santa Chiara, sabato pomeriggio, alcune indicazioni le hanno ricevute da mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello. Nella sua catechesi mons. Cancian ha guidato alla conoscenza dell”uomo nuovo’ che ‘cammina secondo lo Spirito’ e da Lui si lascia guidare.
‘Lo Spirito – ha detto – ci chiarisce il significato vero della libertà: sottrarre le energie dalla schiavitù dell’istinto (fare quel che ci pare e piace) per investirle nel servizio agli altri, nella carità che Cristo ci ha testimoniato. Servendo l’altro, ritrovo me stesso libero, vero e bello’.
Ai giovani non ha prospettato una passeggiata indolore ma una ‘lotta continua tra due tipi di desideri’: dagli ‘impulsi della carne, che gli psicologi chiamano bisogni e sono spinte naturali a proteggere-conservare-servire l’io’ ai ‘suggerimenti dello Spirito santo che abita in noi, che gli psicologi chiamano valori e che costituiscono il mondo ideale che attrae verso l’alto, verso una realizzazione trascendente secondo i valori umani e religiosi, che dal punto di vista cristiano sono quelli proclamati e testimoniati da Cristo nel Vangelo’.
Nella lotta, ha ricordato, non siamo soli perché siamo resi capaci di amare come Gesù dallo Spirito. Ciò ‘non è sentimento o emozione ma è l’invasione dello Spirito di amore del Padre e del Figlio nei nostri cuori; e se lo accogli ti trasforma, ti cambia. È lo Spirito – ha aggiunto Cancian – che ci attrae a incarnare nella nostra vita tali valori nelle opere che si chiamano ‘frutti dello Spirito’ e sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé’.
Dopo aver indicato comportamenti e situazioni corrispondenti ai frutti dello Spirito, mons. Cancian ha concluso invitando i giovani a non fare ‘percorsi omologati allo ‘spirito del tempo’ che è semplicemente la moda, ossia la schiavitù su misura dell’istinto’ ma ad accogliere ‘il soffio creatore e profetico dello Spirito, che apre un orizzonte ben più avvincente: diventare santi come Gesù!’.
Mons. Fontana: missione è aprire la porta, perché gli altri entrinoCome essere missionari oggi, nel nostro mondo?
Il tema della catechesi tenuta a San Rufino era affidato a mons Riccardo Fontana. L’Arcivescovo di Spoleto -Norcia, riflettendo sull’azione dello Spirito Santo ha proposto ai ragazzi uno ‘stile’ missionario ricordando che ‘ciascuno di noi è ‘mandato’ nel mondo, non agisce a nome proprio, ma risponde a Gesù risorto: ‘andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. ‘La nostra missione è aprire la porta, perché gli altri entrino, il Vangelo – ha aggiunto – non ci insegna la contrapposizione con gli uomini e le donne della terra ma ci ricorda che ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito’. A noi è chiesto di fare altrettanto’ perchè ‘per chi ha Dio per amico, nessun uomo gli è nemico: ‘L’inimicus homo è solo il diavolo’.
L’Arcivescovo si è soffermato su quella che viene chiamata ‘la questione educativa’ che sembra travolgere il mondo giovanile anche dei nostri paesi ma, ha detto mons. Fontana, ‘non è tutta trasgressione e droga, violenza e edonismo, anche se questi mali da sempre sono in agguato. Tra i giovani dell’Umbria ci siete anche voi, per Grazia di Dio, e accanto a voi una grande maggioranza di figlie e di figli che non sono necessariamente perduti prima di cominciare. A questi siete inviati’. C
ome e con quali strumenti? Mons. Fontana ne ha illustrati alcuni: la fedeltà alla Parola, la consapevolezza di far parte dell’unica Chiesa di Cristo alla mensa dell’unico pane, l’umiltà della preghiera. ‘Mezzi’ che portano ad una ‘esperienza di vita cristiana interiorizzata’. ‘Non riesci a passare agli altri se non quello che è davvero diventato tuo’ ha detto mons. Fontana ai giovani, invitandoli a prendere sul serio Gesù. ‘Non ascoltate la mia voce, ma la sua. È lui che chiama; a lui dovete una risposta’ e indicando nella virtù teologale della Carità la stella polare che indica il cammino. Nella concretezza delle scelte può significare passare ‘dal volontariato benefico alla scelta di porre la propria vita al servizio degli altri’, ‘offrire la propria vita a Dio, perché ne disponga’ e produrre opere la carità prestando attenzione alle povertà del nostro tempo che non sono solo materiali ma anche spirituali , culturali, educativa.
Mons. Ceccobelli: Gesù risorto dà vita alla nuova umanità’Lo Spirito santo, anima della Chiesa’
‘Ricordate – ha chiesto all’uditorio mons. Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio, ai giovani presenti nella chiesa di Santa Maria Maggiore – come con la morte e sepoltura di Gesù fossero crollate tutte le speranze e le illusioni che gli apostoli aveva riposte nel loro Maestro?… Eppure quella sera un evento cambiò il corso della storia umana. Gesù risorto si presentò in mezzo ai suoi’, come è scritto nel Vangelo di Giovanni, e ‘dopo aver ripetuto per due volte il saluto della pace, consegnò agli apostoli la missione che Lui aveva ricevuto dal Padre, e per renderli capaci di adempierla alitò su di loro il suo Spirito’.
‘È questa presenza che farà la differenza – ha sottolineato mons. Ceccobelli. – È lo Spirito che scaccerà la paura dai loro cuori e li convincerà che il Gesù che avevano visto morire sulla croce e che avevano chiuso nel sepolcro era risorto. Sì, era proprio Lui, che aveva come sigillo di autenticità i segni della passione, che aveva sconfitto il nemico dell’uomo, la morte, per sempre. Quell’espressione usata da Giovanni per indicare il dono dello Spirito – alitò su di loro – evocava un altro alitare, quello di Dio su Adamo. Gesù crea una nuova umanità, quella che nella fede condivide già ora la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte. Nasce in questo momento il nuovo Adamo, destinato a tornare cittadino del regno di Dio e a vivere in eterno come figlio nella casa del Padre’.
Mons. Ceccobelli ha quindi proseguito indicando che è ‘lo Spirito l’invisibile protagonista della vita della Chiesa. Chi guarda la Chiesa come un’istituzione umana, come un’organizzazione mondiale legata ad interessi materiali, al potere, non può comprenderla. Certamente, nel corso dei secoli gli uomini della Chiesa, a causa delle loro fragilità e dei loro peccati, hanno anche dato motivo di far sorgere giudizi distorti sulla Chiesa… Ma nonostante la debolezza umana la Chiesa, sorretta e guidata dallo Spirito, ha portato avanti la missione. E voi, cari giovani, della Chiesa siete la grande speranza’.