“Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”. Su questa convinzione di don Mario Operti, direttore dell’Ufficio della Cei per i problemi sociali e del lavoro, nacque nel 1995 il progetto Policoro con l’obiettivo di aiutare i giovani disoccupati o sottoccupati a migliorare la propria condizione lavorativa, sia tramite la formazione e l’informazione personale, sia con la fondazione di cooperative o piccole imprese. Nel 2010 il progetto Policoro è arrivato anche in Umbria, nella diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. La prima animatrice di comunità (cioè la figura laica responsabile della promozione del progetto in ogni singola diocesi) è stata Valentina Di Maggio, oggi segretaria regionale di Policoro, nonché socia fondatrice della cooperativa sociale “Con Francesco”. È lei, testimone privilegiata del percorso fin dai suoi albori regionali, a raccontarcene l’evoluzione umbra. “Nella regione – racconta Valentina – Policoro è arrivato cinque anni fa, quindi di recente rispetto ai complessivi venti anni di attività. Abbiamo iniziato nella diocesi di Assisi poi, via via, si sono aggiunte le diocesi di Orvieto, Città di Castello, Perugia – Città della Pieve e, da quest’anno, anche Spoleto. Ad oggi siamo 8 animatori di comunità che operano nelle diverse diocesi. Il nostro compito consiste principalmente nel fare, mantenere e coordinare la rete di lavoro e di interventi fra i tre soggetti coinvolti in Policoro, ovvero l’ufficio di Pastorale giovanile, quello di Pastorale sociale e del lavoro e la Caritas”. Da qui c’è poi il lavoro con i giovani… e meno giovani. “La crisi degli ultimi anni – spiega, infatti, Valentina – e la vicinanza dei nostri Sportelli ai punti Caritas ha fatto sì che si rivolgessero a noi anche persone adulte in difficoltà lavorative”.
Per i giovani, un primo e importante impegno del progetto Policoro umbro è stato quello nelle scuole superiori, al fine di avvicinare il mondo dell’educazione a quello del lavoro. “Ad esempio, all’istituto ‘Marco Polo’ di Assisi – racconta Valentina – abbiamo lavorato con le classi affinché fossero gli studenti stessi a creare proposte e progetti di lavoro da presentare ai rappresentanti delle istituzioni. Da qui sono nate anche delle opportunità di stage per i ragazzi. Oppure al liceo ‘Sesto Properzio’ di Assisi abbiamo coinvolto gli allievi dell’indirizzo sociale in un tirocinio per l’animazione del Grest estivo, dove si sono ritrovati a essere responsabili in prima persona e a progettare da soli le attività dei bambini”. Per quei giovani che, invece, sono già fuori dal mondo della scuola e sono in cerca di occupazione, in tutte le diocesi sono attivi degli Sportelli informativi e di supporto per la ricerca del lavoro, l’orientamento, la formazione. Ci sono poi le esperienze concrete nate anche in Umbria in seno al progetto, ad esempio nella forma delle cooperative sociali. Ad oggi, quelle “generate” da Policoro sono due. La prima è la cooperativa sociale di tipo B “Mir” di Orvieto, nata per l’accoglienza dei pellegrini in occasione del Giubileo eucaristico, e oggi impegnata nella gestione di beni e servizi diocesani, e non, in particolare quelli rivolti alla promozione umana di giovani e soggetti più svantaggiati. La seconda è la cooperativa “Con Francesco” ad Assisi, cooperativa interdiocesana perché si avvale del supporto delle diocesi di Assisi e Perugia e si occupa dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
Come e dove nasce il Progetto
L’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio nazionale di pastorale giovanile e la Caritas italiana si incontrano a Policoro, piccolo comune in provincia di Matera (Basilicata) il 14 dicembre 1995 con i rappresentanti diocesani di Calabria, Basilicata e Puglia per riflettere sulla disoccupazione giovanile nel Sud Italia. Nasce così il progetto Policoro, iniziativa ecclesiale voluta da don Mario Operti, allora direttore dell’ufficio Cei per i problemi sociali e del lavoro, e fondata sulla presenza ai vari livelli dei tre Uffici promotori, che assieme alle associazioni e con l’apporto competente degli animatori di comunità agiscono in sinergia per evangelizzare, educare, esprimere gesti concreti (idee imprenditoriali e reciprocità). Oggi il progetto Policoro si è espanso in tutta Italia, è attivo in 13 regioni e oltre 90 diocesi. Negli anni il progetto ha promosso la nascita di oltre 500 esperienze lavorative (in particolare consorzi, cooperative e piccole imprese), le quali, a loro volta, hanno creato circa 4.000 nuovi posti di lavoro. Alcune tra queste piccole imprese hanno ricevuto in gestione terreni confiscati alla mafia.
Policoro: l’attività svolta dallo sportello di Perugia
Gli sportelli del progetto Policoro offrono un servizio di ascolto, accoglienza, orientamento e aiuto attivo alla ricerca del lavoro per giovani e meno giovani. Le attività svolte, infatti, sono molteplici. “Ci occupiamo, ad esempio, della stesura del curriculum vitae – racconta Rossana Galiandro, animatrice di comunità nella diocesi di Perugia e attiva presso lo Sportello di Perugia (Villaggio della carità ‘Sorella Provvidenza’ di via Montemalbe 1, tutti i martedì e mercoledì dalle 9 alle 12.30) – inteso anche come racconto e rielaborazione della propria storia personale alla scoperta di attitudini, competenze e, a volte, di quei talenti che, forse ancora sottovalutati, possono diventare un’opportunità di lavoro. Guardiamo poi insieme le varie offerte e annunci e diamo consulenza nella ricerca e nelle modalità di partecipazione ai bandi attivi. Ultimamente, ad esempio, abbiamo aiutato dei ragazzi con la presentazione della domanda per il progetto Garanzia giovani e il bando regionale ‘Well 30’”. In tal senso, gli animatori di comunità si avvalgono di una specifica formazione in materia e di un aggiornamento costante.
“C’è poi la parte dedicata all’accompagnamento di quei giovani che vogliono avviare un’impresa – continua Rossana -. In questo caso, grazie alla rete di associazioni e realtà che hanno aderito al Progetto Policoro, indirizziamo i ragazzi verso associazioni di settore, istituzioni o enti idonei alla realizzazione del loro progetto. Ma li aiutiamo anche nella stesura del businness plan o nella ricerca di possibilità di finanziamento, microcredito, etc…” .
Un Centro per l’Impiego non istituzionale quindi? Non proprio. “In primis – spiega Rossana -, perché evidentemente non raccogliamo curricula, né fungiamo da intermediari fra la domanda e l’offerta come un Centro per l’impiego. Ma, soprattutto, perché qui anteponiamo la persona a tutto il resto. Qui non sei un numero, un codice allegato al curriculum. Il nostro primo lavoro è quello dell’ascolto, dell’accoglienza, della rielaborazione della storia personale. Succede spessissimo, infatti, che, durante la stesura del curriculum, le persone ci raccontino la loro vita, poi, dopo due ore di conversazione, ci ringrazino: non abbiamo risolto loro il problema del lavoro purtroppo, però per la prima volta, si sono sentiti ascoltati, non giudicati, capiti”.