China Machi è la nuova speranza dei lavoratori Merloni. Gli operai hanno mutui da pagare, figli da far crescere. Il gruppo orientale sarebbe intenzionato a comprare tutto per 500-700 milioni o giù di lì. Intanto i sindacati raccontano la situazione critica di 3.200 lavoratori diretti a rischio, più di altri 1.500 dell’indotto; quel centinaio di imprenditori che, ogni giorno, servivano Merloni sono anch’essi a terra. Il ministero dello Sviluppo economico ha assicurato che l’accordo con le Regioni coinvolte dalla crisi del gruppo elettrodomestico – Marche, Umbria ed Emilia Romagna – sarà sottoscritto entro il 28 febbraio. Tale accordo servirebbe a scongiurare il fallimento della “Antonio Merloni” e garantire la continuità degli ammortizzatori sociali per gli oltre 3 mila lavoratori. Nel frattempo, gli operai continuano a protestare, visto che una data precisa ancora non c’è. La Regione Umbria, dal canto suo, ha già aderito al progetto Feg-Merloni, al vaglio della Commissione europea: l’obiettivo è promuovere il reinserimento occupazionale dei lavoratori in cassa integrazione negli stabilimenti umbri di Nocera Umbra e Costacciaro. La crisi oltre l’AppenninoIn Umbria non c’è solo la Merloni a preoccupare i lavoratori della dorsale appenninica. Molte medie aziende tengono in cassa integrazione straordinaria dai 20 ai 40 e più lavoratori. A Panicale, la Trafomec (250 persone più l’indotto) trema. I vertici avevano giustificato così il crollo del fatturato del 50 per cento: “A causa della gravissima crisi finanziaria, delle conseguenti negative ricadute di economia reale e di consumi, l’azienda ha subìto una improvvisa e imprevista sensibile contrazione delle propria attività”. Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato l’allarme anche per i circa 200 posti (113, più un centinaio di indotto) alla centrale Enel di Bastardo-Gualdo Cattaneo. Il problema è quello delle emissioni inquinanti, che devono rispettare nuovi e più stretti parametri sul monossido di zolfo, l’ossido di azoto e le polveri: se la centrale non verrà migliorata sotto questo importante aspetto, decisivo per la salute degli abitanti del Comune di Gualdo Cattaneo e per la difesa di ambiente fatto di olivi e di viti, allora si rischierebbe la chiusura. Polo chimico ternano in caduta libera? Dal polo chimico ternano giungono brutte notizie sulla Basell. Dopo che un’altra multinazionale, la norvegese Yara, aveva già dato forfait alla Terni industrie chimiche di Nera Montoro dove, fra lavoratori diretti e indotto, c’erano circa 250 persone. Adesso la multinazionale olandese e statunitense Lyondell-Basell – sotto procedura fallimentare negli Usa – potrebbe chiudere o passare la mano. Le sorti dell’azienda che produce polipropilene, venduto ad altri importanti marchi quali Meraklon e Treofan, saranno decise a Roma il 24 febbraio, dove si incontreranno i sindacati Femca, Filcem e Uilcem e la rappresentanza aziendale. L’intera filiera rischia, tra diretti e indiretti, circa 500 posti di lavoro. Dalla Conca ternana partono nuovi disperati appelli d’aiuto al Governo. Stesso discorso per la Emicom di Terni e Massa Martana. Il Consiglio comunale di Terni ha approvato un atto di indirizzo con il quale si sollecita l’istituzione di un tavolo permanente per la Emicom – ex Elettromontaggi, messa in liquidazione. In ballo c’è il futuro di circa 160 lavoratori dei siti di Terni e Massa Martana che in gran parte, al termine della cassa integrazione, resterebbero senza alcuna prospettiva.
Lavoro: la crisi c’è anche in Umbria
L’azienda potrebbe essere acquistata dal gruppo China Machi. Intanto la situazione è critica nell’intera regione
AUTORE:
Paolo Giovannelli