Lavoratori extracomunitari: presto le “quote” stagionali

La Regione critica la nuova legge Bossi-Fini e chiede il 'decreto flussi 2002'

Immigrati in attesa delle “quote” d’ingresso per lavorare in Italia. Enon solo loro, ma anche imprenditori e famiglie italiane. Per tutti vige l’attesa, e tutto è fermo finché il Parlamento non approverà la nuova legge sull’immigrazione, ora all’esame del Senato, oppure finché non sarà approvato il Decreto flussi che secondo la legge, ancora in vigore, avrebbe dovuto essere già emanato. Unica prospettiva di lavoro regolare (per molti significa emersione dal ‘nero’) al momento è per i soli lavoratori stagionali. All’Umbria ne toccano 189 dei 6400 previsti a livello nazionale, ed entro la settimana dovrebbe essere nota anche la ripartizione tra la provincia di Perugia e quella di Terni. Il numero è comunque insufficiente, soprattutto in agricoltura. Delle proteste delle associazioni di categoria si è fatta portavoce la Regione (Presidente Lorenzetti e Assessore alle politiche del lavoro, Gaia Grossi hanno scritto al Ministro del Lavoro Roberto Maroni) riuscendo a far ritoccare le quote con un secondo decreto che ha portato da 0 agli attuali 189 gli stagionali che potranno lavorare in Umbria. Se è vero, come dicono nel settore, che i lavoratori extracomunitari necessari alla campagna sono molti di più, è facile prevedere che molti immigrati non in regola con il permesso di soggiorno lavoreranno, ovviamente in nero, nelle nostre campagne. E non per volontà di sfruttamento ma per impossibilità di coprire con manodopera “nazionale” il fabbisogno di braccia. Anche per le “badanti” (coloro che assistono anziani o malati) e le colf, per le quali il Governo ha deciso di fare una eccezione sulla loro regolarizzazione, i tempi non sono ancora certi. Si prevede che solo entro aprile si saprà quanti ne spetteranno all’Umbria. Molti datori di lavoro vorrebbero la sanatoria o almeno percorsi agevolati per quegli extracomunitari che già si trovano in Italia e lavorano, in nero o in modo non regolare. Molti imprenditori, si dice, sarebbero disposti a regolarizzare le situazioni dei dipendenti extracomunitari non in regola se solo la legge fosse meno complessa. Si tratterebbe, infatti, di lavoratori già conosciuti ed apprezzati professionalmente ed umanamente. Non esistono statistiche, ovviamente, ma ci sarebbero molte le situazioni di questo tipo e non tutte troverebbero soluzione con colf e badanti. Alessio Costantini, imprenditore di Assisi con attività nel settore del turismo, non ha trovato giovani italiani disposti a rispondere ai suoi annunci. Ha quindi assunto part-time un giovane bulgaro iscritto all’Università per stranieri affidandogli la direzione di un negozio. Vorrebbe trasformare il contratto da part time a tempo pieno, ma non sa se la nuova legge Bossi-Fini glielo consentirà. “Sarò costretto ad assumerlo part-time come colf” ha detto, scherzando ma non troppo. L’Umbria ha bisogno di lavoratori extracomunitari, e non solo in agricoltura o famiglia ma anche nell’edilizia e, in misura minore, negli altri settori. Per l’assessore regionale Gaia Grossi è “incomprensibile la perdurante ostinazione governativa a non procedere all’immediata approvazione del decreto flussi 2002 nella sua interezza, subordinando tale atto dovuto alla approvazione della legge “Bossi-Fini”. “Un’altra questione scottante – ha detto Grossi – è quella dell’emergenza lavoro sommerso, sotto gli occhi di tutti. Meccanismi di regolarizzazione a metà (come quello proposto dal Governo per le colf e badanti) non servono”.

AUTORE: MariaRita Valli