L’Avis dell’Umbria lavora sodo per incrementare le donazioni di sangue nella regione, ma soprattutto per diffondere la cultura della donazione, gesto di grande senso civico e solidarietà. I 30.381 soci umbri tesserati per la più grande associazione di volontariato italiana sono molto attivi, organizzati in 61 sedi locali. Giornate del donatore, convegni, corsi di formazione ed altri eventi tengono uniti gli associati, che nel periodo tra il 1° gennaio e il 30 settembre hanno effettuato 31.764 donazioni in tutta la regione. Punte di eccellenza, con una percentuale che supera di dieci volte la media nazionale, i donatori del comprensorio del Trasimeno, mentre i capoluoghi di Perugia e Terni possono certamente incrementare la propria percentuale. Come spiega il presidente dell’Avis regionale, Giovanni Magara: “Al momento, su base regionale la richiesta di sangue è in aumento, e qualche difficoltà si profila all’orizzonte. Rispetto all’obiettivo nazionale di crescita annua del +5%, siamo indietro, avendo ottenuto solo un 3,4% di incremento. Il dato è preoccupante, essendo il tasso di crescita annuo più basso degli ultimi dieci anni. Le cause di questa flessione delle donazioni sono molteplici – prosegue –: sicuramente dobbiamo tenere conto della crisi economica, delle difficoltà economico-finanziarie delle persone, del fattore occupazionale (chi ha un contratto a progetto è più restio ad assentarsi dal lavoro, per quanto potrebbe, per fare donazioni)”. Così la crisi economica, oltre ad impoverire il portafoglio, impoverisce anche il valore sociale della solidarietà, rendendo più difficile un gesto come quello della donazione del sangue. “Auspicheremmo su base regionale una facilitazione da parte del Servizio sanitario regionale per le donazioni – aggiunge Magara -; ad esempio a Perugia è possibile donare presso il Sit dell’ospedale S. Maria della Misericordia anche di domenica”. Il presidente dell’Avis regionale fa anche un bilancio con autocritica: “Per noi la dimensione associativa è molto importante: le cose sono andate bene per l’Avis negli anni passati e forse abbiamo un poco dormito sugli allori: ora è necessario promuovere iniziative che risveglino il senso associativo. Per il futuro puntiamo sulla consapevolezza del dovere civico che ci ha mosso a diventare donatori e che è radicata in noi. Faremo di questo un punto d’orgoglio che attirerà nuovo leve. Del resto sono già molti i giovani che si sono affacciati alla donazione per la prima volta”. L’assessore regionale alla Tutela della salute, programmazione ed organizzazione sanitaria, Franco Tomassoni, ha incontrato il presidente dell’Avis regionale. Il suo intervento è stato chiaro e convinto tanto che nei prossimi giorni si avvierà un concreto confronto su scelte, documenti, direttive e atti per il raggiungimento degli obiettivi comuni.
L’Avis in lotta contro la “crisi”
L’economia pesa anche sulle donazioni di sangue
AUTORE:
Mariangela Musolino