La grave crisi economica che sta progressivamente riducendo le risorse per le politiche di welfare, sta condizionando pesantemente anche le attività delle istituzioni aderenti alla Acradu l’ Associazione cristiana residenze anziani e disabili. Sono una trentina, con 1300 ospiti tra anziani e disabili, che occupano un migliaio di persone tra infermieri, medici, addetti alla amministrazione ed ai vari servizi, affiancati da centinaia di volontari. Una situazione difficile che potrebbe mettere in discussione la loro preziosa ed insostituibile presenza nel campo socio-assistenziale-sanitario, con ripercussioni ancora più gravi sulle oltre mille famiglie umbre degli assistiti. Per questo l’ Acradu rinnova l’appello alla Regione per un “confronto diretto” sulla programmazione sanitaria in merito alla assistenza agli anziani non autosufficienti ed ai disabili. Lo fa con una intevista a La Voce uno dei componenti del direttivo, don Matteo Rinaldi, che è anche direttore dell’ Opera Don Guanella-Centro Sereni.
“L’ Acradu – spiega – ha compiuto quest’anno i suoi primi 13 anni di attività. Promossa dalla Conferenza episcopale umbra, si è costituita infatti l’8 ottobre 2002 ad Assisi come associazione non profit, su iniziativa della Consulta regionale ‘Problemi sociali e Lavoro, Giustizia e Pace’ e della Consulta regionale Pastorale della Salute. La sede legale è presso il Seminario regionale di Assisi mentre quella operativa si trova all’Istituto Serafico di Assisi. Riunisce trenta istituzioni che svolgono in Umbria attività a favore di anziani e disabili, gestite da diocesi, istituzioni religiose e secolari o da istituzioni laiche che si ispirano ai valori cristiani”.
Quali gli scopi dell’ associazione?
“L’Acradu si prefigge di essere strumento di comunione non solo giuridico ma soprattutto spirituale ed evangelico tra le istituzioni aderenti e promuove lo sviluppo delle istituzioni aderenti, assicurando la necessaria assistenza e consulenza rispetto alla sempre più complessa ed esigente normativa nazionale e regionale. Si collega con le comunità cristiane locali per promuovere in generale la pastorale della sofferenza, la difesa della vita e mantenere viva la scelta preferenziale per i poveri. Sostiene le istituzioni aderenti nell’impegno di formazione etico-religiosa e l’aggiornamento professionale degli operatori dei servizi socio–sanitari. I suoi compiti principali sono quelli di rappresentare unitariamente le istituzioni aderenti presso la Regione e le altre autorità competenti e collaborare con loro per l’esame e la definizione delle problematiche socio–sanitarie a livello regionale e locale”.
Con quali risultati?
“In questi anni di attività l’Acradu ha avuto un ruolo importante nell’opera di accompagnamento e consulenza delle istituzioni aderenti nel percorso di adeguamento strutturale ed organizzativo previsto dalla legge per ottenere il riconoscimento e l’autorizzazione delle autorità pubbliche e per la stipula delle relative convenzioni. Allo stesso tempo l’Acradu, accreditata presso la Regione Umbria quale soggetto rappresentativo, ha partecipato ai Tavoli di consultazione regionale contribuendo alla definizione della legislazione (Piani sanitario e sociale regionali) e della normativa collegata”.
Quindi un ruolo importante il vostro….
“Negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate, anche per la cosiddetta ‘crisi della politica’ e per la grave crisi economica che sta progressivamente riducendo le risorse economiche disponibili per le politiche di welfare. In tale quadro le istituzioni politiche e amministrative (Regione e Comuni) stanno dimostrando la loro inadeguatezza a fronteggiare la situazione, si arroccano con la scusa delle minori risorse economiche e, conseguentemente, hanno abbandonato la pratica del confronto e della partecipazione democratica”.
Dunque Regione e Comuni non vi ascoltano?
“In questa fase c’è una difficoltà di interlocuzione costante e incisiva con la Regione. Non riusciamo ad avere un confronto diretto su ciò che già fa parte dell’agenda regionale riguardo la programmazione sanitaria nell’ambito della grave e lieve non autosufficienza degli anziani e nell’ambito della grave pluridisabilità. Tale situazione non fa altro che accrescere le difficoltà e sta condizionando pesantemente l’operato degli associati, sino ad una possibile messa in discussione della loro presenza nel campo socio–assistenziale e sanitario”.
Sta dicendo quindi che alcune delle vostre associazioni potrebbero ridurre o sospendere le loro attività?
“In una realtà sociale, economica e politica che sembra aver perso l’orizzonte del bene comune è importante che l’Acradu qualifichi la sua presenza per una rappresentanza unitaria autorevole nei confronti delle istituzioni, in particolare la Regione, per superare l’inadeguata distinzione tra pubblico e privato che ancora permane in Umbria per motivi culturali e ideologici e per contribuire ad una più giusta normativa di programmazione e gestione delle politiche socio–sanitarie nella nostra regione”.
Quali saranno dunque le vostre iniziative per spingere Regione e Comuni ad avviare quel confronto diretto che negli ultimi tempi vi è stato negato?
“Il 28 febbraio prossimo si terrà l’assemblea dei soci presso l’Istituto Fontenuovo di Perugia. Sarà un importante momento di riflessione che vedrà tutti coinvolti nell’esaminare le problematiche più importanti, allo scopo di proporre ed approntare strategie future di intervento”.