Si parla molto di sanità, di ospedali, di eccellenze, ma poco di assitenza domiciliare, ovvero di quel servizio che più è vicino alle famiglie che hanno, e che vogliono tenere, in casa un familiare malato.
Annamaria Bellucci è coordinatrice infermieristica al Centro di salute “Perugia Nord-Est” di Ponte San Giovanni. L’area è la più vasta di tutto il distretto perugino e qui sono concentrati la maggior parte dei pazienti che ricevono assistenza domiciliare in media con un’età superiore ai 65 anni.
“Il Centro – spiega Bellucci – garantisce servizio infermieristico domiciliare tutti i giorni, dalle 7 alle 19 di sera, attraverso almeno tre operatori sanitari (Os) in un’area che va da Ponte San Giovanni a Collestrada, San Martino in Campo e in Colle, San Fortunato, Brufa, Ponte Nuovo. Ogni giorno si fanno prelievi, Trombotest, seguiamo pazienti con sondino nasogastrico, lesioni post operatorie, catetere, lesioni vascolari, con Peg, malati oncologici, geriatrici, con demenza e con Sla”. “Il nostro è un lavoro che richiede una preparazione specifica, facciamo dei continui corsi di aggiornamento – spiega – perché entriamo nelle case delle famiglie, con le quali si instaura un rapporto diverso rispetto all’ospedale: mentre in ospedale il paziente quasi subisce la cura, a domicilio i familiari vengono coinvolti nella cura, e spesso sono istruiti sulle procedure da seguire per l’assistenza, quando è possibile. Fino ad oggi siamo stati in grado di gestire abbastanza bene la situazione – sottolinea – malgrado momenti di sovraccarico, dimissioni dall’ospedale improvvise e le difficoltà dovute ad un parco macchine di servizio ormai vecchio. La maggior parte dei problemi sorgono quando la dimissione avviene il sabato, magari senza farmaci, spesso difficili da reperire di sabato, oppure quando il paziente ha il sondino naso- gastrico che magari inavvertitamente si toglie e che il familiare non sa gestire, così chiama il 118: si tratta di chiamate incongrue, perché il 118 è per l’urgenza”.
Spiega però che, rispetto al passato, sono stati fatti dei grandi passi avanti nella domiciliazione, soprattutto per evitare lunghi tempi di permanenza in ospedale: “tutto il percorso, dalla presa in carico del paziente appena uscito dall’ospedale fino all’assistenza domiciliare è regolamentato da accordi interaziendali, con procedure che garantiscono maggiore sicurezza sia per l’operatore che per il paziente”.
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