L’anima francescana di Benedetto XVI

Santità, Assisi e tutta l’Umbria l’aspettano il 17 giugno’. È così che sabato 24 febbraio, venendo ricevuto da Benedetto XVI, ho voluto aprire il discorso sulla visita che il Papa ci farà. Egli da parte sua mi ha ribadito il grande desiderio di rivedere questa città alla quale è tanto legato. Me ne aveva già dato la misura un anno fa, quando gli avevo fatto la proposta, ed egli aveva aderito con prontezza. Soprattutto mi ha colpito l’interesse che egli mostra al messaggio di Francesco. Viene infatti per un motivo specifico: gli ottocento anni della conversione del Poverello. Assisi non è certo nuova alla visita dei Papi. Giovanni Paolo II ha lasciato un ricordo indelebile, legato soprattutto all’evento della Preghiera per la pace con i rappresentanti delle varie religioni. Benedetto XVI sceglie una prospettiva più direttamente ‘francescana’. Ma il suo obiettivo ‘ lo ha detto chiaramente, parlando in agosto ai preti di Albano ‘ è mettere in evidenza il cuore del messaggio francescano, partendo proprio dalla conversione di Francesco a Cristo. È per questo che egli vorrà ripercorrere la città di Francesco in lungo e in largo, da San Damiano a Santa Chiara, alla basilica di San Francesco, a San Rufino, alla Porziuncola, fino a dare ‘ come speriamo (per ora non è ancora programmato) ‘ un rapido saluto a Rivotorto. È quasi un mettersi sulle orme di Francesco, e invitare la nostra Chiesa, ma anche tutta l’Umbria, a calcare le stesse orme. Un Francesco, quello di Benedetto XVI, sottratto alle mode, colto alla radice della sua esperienza e del suo cammino di fede. Un Francesco che, ottocento anni dopo la sua avventura evangelica, riesce ancora a parlare, ad attrarre, a trasportare. Eppure i tempi sono tanto cambiati. Egli era nel cuore del Medioevo cristiano; oggi la globalizzazione ci mette gomito a gomito con le più diverse culture e religioni. L’antica tradizione cristiana della nostra terra e della nostra gente è continuamente messa alla prova. In questo nuovo contesto, la stessa figura del Santo di Assisi rischia di essere travisata. Ma i suoi gesti e la sua vita sono troppo marcati per essere traditi. Scrivo dal vescovado dove il mio predecessore Guido fu testimone, certo imbarazzato, di un gesto che tanti dovettero ritenere ‘folle’: il giovane venticinquenne, fino a quel momento considerato il ‘re delle feste’, si spogliava di tutto, e alla furia paterna rispondeva innalzando una nuova bandiera di libertà, abbandonandosi alla sicura paternità del Padre che è nei cieli. Sceglieva la povertà, perché Cristo era diventato il suo tesoro. Una conversione radicale che cambiava la sua vita, ma assicurava per sempre anche un nuovo volto a questa città. Che cosa sarebbe Assisi senza Francesco? La stessa Umbria, pur ricca di tanti altri tesori di santità, di fede e di cultura, sarebbe tanto più povera senza di lui. Benedetto XVI verrà a ricordarci la responsabilità di portare nel mondo la sua memoria e il suo messaggio. Sulla base della scelta di Cristo, anche le altre dimensioni del messaggio francescano ci stanno a cuore, e il Papa non mancherà di ricordarcele. Il messaggio che proietta luce sull’ecologia, sul dialogo, sulla pace, è un messaggio unitario, in cui nessun elemento deve cadere. Ma tutto ricondotto al cuore e al fondamento. E tale è il Vangelo, che Francesco volle vivere senza sconti: ‘Lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo’ (dal Testamento di Francesco, 1226).

AUTORE: ' Domenico Sorrentino