La terra è da sempre una risorsa, e anche quando c’è la crisi offre pane e lavoro. In Umbria nel 2012, con le fabbriche che chiudevano e 30.000 persone alle prese con la cassa integrazione, l’occupazione in agricoltura è cresciuta del 3 per cento. La vendita di olio, vino e degli altri prodotti agricoli umbri sui mercati internazionali è aumentata addirittura del 140 per cento.
Questi e altri dati – ha detto il presidente di Confagricoltura Umbria, Marco Caprai, durante una affollata manifestazione al teatro Pavone di Perugia – dimostrano che l’agricoltura svolge un ruolo fondamentale nell’economia della nostra regione ed è un settore sul quale scommettere per uscire dalla crisi.
La manifestazione al teatro Pavone si è svolta venerdì scorso in occasione della assemblea dei soci di Confagricoltura, seguita da una tavola rotonda alla quale sono intervenuti anche il presidente nazionale dell’associazione di imprenditori agricoli Mario Guidi, la presidente della Regione Catiuscia Marini, e il presidente della Fondazione Censis Giuseppe De Rita.
“Abbiamo accorciato le distanze con i nostri soci e con il nostro territorio – ha detto Marco Caprai – e auspichiamo che anche la politica si muova in questa direzione, semplificando e riducendo i vari livelli amministrativi e quindi la burocrazia che strangola le nostre imprese”.
Caprai ha parlato di un “paese ingessato”, dove qualsiasi Comitato spontaneo può intervenire a bloccare una nuova opera, attività o impresa. Il suo auspicio: “Che in Italia torni un po’di buon senso”. Ha fatto alcuni esempi concreti. In Umbria da almeno 40 anni esiste il grave problema di garantire l’irrigazione per le colture agricole. Ebbene la diga di Montedoglio, per problemi di costruzione sui quali sta anche indagando la magistratura, funziona a metà. Quelle del Chiascio e di Nocera Umbra non sono mai state aperte. “Chiediamo agli enti locali e alla politica di fare le cose che si possono fare oggi” ha detto ancora Caprai, e non di continuare con i rinvii e programmi e promesse che poi restano nei cassetti.
In Umbria ci sono almeno 5.000 aziende zootecniche (i dati sono dell’ultimo censimento Istat del 2010) soprattutto di bovini e suini, ma c’è un Piano regionale zootecnico con aggiornamenti periodici che rendono difficili programmare investimenti nel settore, per il timore che cambino le regole. C’è bisogno di terreni agricoli, che invece continuano a essere rosicchiati da capannoni e costruzioni, che poi restano vuoti e invenduti.
L’agricoltura assicura occupazione (80.000 gli addetti secondo il censimento del 2010). Sono in gran parte aziende familiari, ma cresce anche l’impiego di personale esterno, con tanti giovani.
Gli iscritti agli istituti professionali agricoli nell’ultimo anno a livello nazionale sono cresciuti del 29%. Crescono però anche gli studenti delle facoltà di Agraria. Le aziende agricole stanno diventando più professionali con l’agriturismo, spacci aziendali dove non si vendono soltanto i tradizionali prodotti della terra ma anche formaggi e salumi “fatti in casa”. Poi ci sono anche le fattorie didattiche e perfino agroasili.
Dunque – ha spiegato Caprai – servono nuovi strumenti e nuove regole affinché quei giovani utilizzati come stagionali, quando hanno imparato il lavoro, non siano costretti a lasciare le aziende ma possano essere stabilizzati con assunzioni in rete e altre forme di prestazione. C’è poi – ha ricordato ancora – quel dato straordinario dell’export (più 140 per cento). Occorre però un “supporto strutturato” delle istituzioni per favorire l’internazionalizzazione di piccole imprese familiari e la nascita di quelle gestite da giovani. Non si deve sprecare – ha esortato Caprai – questa passione per la terra di persone che con il loro lavoro custodiscono anche l’80% del paesaggio e dell’ambiente del territorio dell’Umbria, “cuore verde d’Italia”.
La presidente della Regione Catiuscia Marini, intervenendo sul problema di conciliare la presenza di aziende zootecniche con la tutela dell’ambiente, ha assicurato che si dovranno trovare “deroghe per salvare le imprese”. Con una informazione trasparente che spieghi in modo corretto all’opinione pubblica le ragioni di scelte coraggiose. Con evidente riferimento a quei tanti “comitati spontanei” del “no a tutto” dei quali aveva parlato Caprai.
Durante la tavola rotonda, moderata dal giornalista televisivo Giuliano Giubilei, è stato anche presentato il volume L’Unione agricoltori di Orvieto dentro la storia di Francesca e Franco Pietrantozzi.
L’intervento: Identità/rappresentanza
“L’agricoltura e la sfida della rappresentanza” era il tema della tavola rotonda tenutasi a Perugia. “L’idea della rappresentanza – ha detto il presidente della Fondazione Censis Giuseppe De Rita – è fatta da due grandi fattori: gli interessi e l’identità. In una società molecolare come la nostra, gli interessi però si segmentano e diventano quasi personali. Per il singolo lasciato a se stesso c’è solo l’illusione di avere una identità. C’è invece il bisogno anche della appartenenza, dello stare insieme. E può essere proprio il senso della appartenenza alla terra del mondo degli agricoltori – secondo De Rita – ad aiutarli a ritrovare questa identità comune per vincere la sfida della rappresentanza”.