Si intitola ‘All4one’ (tutti per Uno, cioè Cristo) l’evento che, nella notte tra il 23 e il 24 maggio, coinvolgerà i giovani di Perugia per una solenne, ma festosa, conclusione del triennio dell’Agorà.
Tutto avrà inizio alle ore 20.30 ai giardini del Frontone, con un momento di animazione e accoglienza con danze latino-americane di ispirazione cristiana.
Alle 21.15 subentreranno gli One Way, la banda della Pastorale giovanile della diocesi di Città di Castello. A seguire, le testimonianze di alcune persone che sono state ‘conquistate da Cristo’: Jack Sintini, campione della nazionale italiana di pallavolo; don Nazzareno Marconi, rettore del Seminario regionale umbro; la comunità ‘Il Cenacolo’, per il recupero dei tossicodipendenti, fondata da suor Elvira a Saluzzo (Cn); un missionario.
A mezzanotte si partirà quindi in corteo lungo un percorso che toccherà i luoghi-simbolo legati ai santi della città.
Dai giardini del Frontone – vale a dire nei pressi della chiesa di San Costanzo – si farà tappa anzitutto di fronte alla chiesa di Santa Giuliana; quindi sul prato davanti a San Francesco; terza sosta al tempio di porta Sant’Angelo; quarta al parco di Santa Margherita; con arrivo finale in piazza IV Novembre.
A ogni tappa sarà associato un insegnamento di san Paolo, tratto dalle sue Lettere e riferito a diverse categorie di persone; p.es. ‘Guai a me se non evangelizzassi’ come impegno per la Pastorale giovanile; ‘Mi ricordo della tua fede schietta’ per la Pastorale familiare, ecc. Notevole il fatto che a ogni tappa saranno predisposte gigantografie della vita dell’Apostolo tratte dagli affreschi della chiesa di Sant’Ercolano.
Don Paolo Giulietti, sacerdote della diocesi di Perugia, era responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile quando veniva elaborato il progetto dell’Agorà. A lui abbiamo chiesto di spiegarci come è nato e perché.
L’Agorà dei giovani italiani nasce dagli Orientamenti pastorali della Cei. Al numero 51 di Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, infatti, si legge: ‘Ci pare opportuno chiedere per gli anni a venire un’attenzione particolare ai giovani e alla famiglia’. Nel presente decennio, tale opzione si è espressa in diverse forme a livello locale, ma è stata concretizzata anche da alcune iniziative di carattere nazionale.
Per quanto riguarda il mondo giovanile, i Vescovi (il Consiglio permanente e l’Assemblea), tra l’autunno 2005 e la primavera 2006, hanno optato per un percorso organico di tre anni, con l’intenzione di sottolineare il protagonismo delle nuove generazioni nella missione della Chiesa.
Così è venuta fuori l’Agorà: un’immagine (la piazza) capace di esprimere la volontà della comunità cristiana di farsi vicina ai giovani nei luoghi della loro vita; un tema (la missione) per dire il carattere estroverso del progetto, in linea con gli obiettivi di fondo degli Orientamenti pastorali; alcuni grandi eventi (Loreto 2007; Sydney 2008 e gli incontri locali di maggio 2009) per scandire nettamente le tappe del percorso.
le apparenze, l’Agorà ha inteso sin dal principio presentarsi non tanto come una serie di iniziative da realizzare, ma come un orizzonte in cui collocare i cammini ordinari della comunità cristiana e in cui poter cogliere idee e proposte per un ripensamento in stile missionario della propria azione con il mondo giovanile. I grandi eventi non sono stati ‘ e non sono ‘ il contenuto principale del percorso, ma importanti elementi simbolici per rafforzare e celebrare l’attenzione pastorale ai tre diversi luoghi e modalità della missione. Loreto 2007 ha concluso il primo anno, dedicato all’ascolto del mondo giovanile, ed ha aperto il secondo, centrato sull’annuncio nel contesto della relazione personale.
La Gmg di Sydney è stata vissuta dai giovani italiani come inaugurazione dell’anno conclusivo, in cui la missione si fa cultura, ed il Vangelo viene annunciato sui ‘confini della terra’. Dove le frontiere non sono di natura topografica, ma ‘ appunto ‘ culturale: il modo di concepire e di vivere l’esistenza quotidiana, fatta di relazioni, di lavoro, di tempo libero, di studio’ In una società segnata da progressiva secolarizzazione, i giovani hanno bisogno di percepire il Vangelo come significativo per la loro vita nel suo concreto svolgersi, come una proposta positiva, sensata e praticabile.
L’Agorà dei giovani italiani, che si conclude in Umbria il 23-24 maggio, consegna alla Chiesa italiana un grande laboratorio, non certo un prodotto finito. Le intuizioni e le esperienze che in questi anni sono nate dovranno certamente venir approfondite e metabolizzate nel tempo.
Si tratta, del resto, di un processo di profonda revisione che interessa anche altri settori pastorali e che implica l’elaborazione di un approccio educativo diverso da quello attualmente diffuso: la missione vista non più come l’esito naturale ‘ sempre incerto e indefinito ‘ di un cammino di crescita nella fede, ma come una dinamica pedagogica insostituibile per la maturazione della fede (secondo quanto si afferma in Redemptoris missio: ‘La fede si rafforza donandola’). Finisce, dunque, l’Agorà, come è giusto per ogni progetto a tempo determinato.
Finisce, ma non chiude, perché l’attenzione prioritaria alle nuove generazioni non può essere facoltativa: in questi tempi di veloce cambiamento la Chiesa ha bisogno dei giovani per risultare efficace nel pensiero e nell’azione, per essere capace di ri-dire il Vangelo dentro una cultura e una società a volte distratte, ma alla fine desiderose di incontrare, nelle medesime ‘piazze’ della vita quotidiana, il Signore risorto.