Sarà il tema della ‘santità laicale’ a ‘costituire la tonalità di fondo dell’incontro con il Papa il prossimo 4 maggio: un incontro allargato a tutti i soci nel corso del quale, per la prima volta, Benedetto XVI potrà affidare un messaggio e una ‘consegna’ all’associazione nella sua interezza’: a dichiararlo è Luigi Alici, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana. Nata nel 1867, l’Ac è quasi giunta al termine delle celebrazioni per il 140’di fondazione. A concluderle, e a concludere anche la XIII assemblea nazionale (1-4 maggio), sarà l’incontro con Benedetto XVI in piazza San Pietro, dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, domenica 4 maggio. Intanto, il 2 aprile, la Presidenza nazionale è stata ricevuta dal capo dello Stato Giorgio Napolitano; nell’occasione gli ha consegnato un documento con alcune riflessioni sulla situazione politica del Paese (vedi articolo sotto). Dott. Alici, che cosa può dire oggi l’Ac di fronte alle sfide della società e alle carenze della politica?’Il tessuto associativo è una prova viva della differenza esistente tra il Paese reale, che vive concretamente misurandosi ogni giorno con sfide impegnative, e il Paese virtuale raccontato dai media. Non a caso l’associazione sta crescendo di più soprattutto in quelle zone del Paese, in particolare al Sud, dove le condizioni sociali ed economiche sono a volte davvero drammatiche. Questo è un segno di speranza: quando i credenti si lasciano provocare dalle situazioni, sanno dare risposte positive anche se, purtroppo, sono spesso forme di supplenza nei confronti di responsabilità mancate della politica’. Quali iniziative concrete? ‘A Castel San Pietro (dove dal 28 al 30 settembre 2007 si è svolta la tre giorni di apertura dell’anno assembleare e del 140’di fondazione, ndr) abbiamo lanciato un Manifesto al Paese, che in questi giorni ha superato le 15 mila adesioni, in larga misura di non soci, e costituisce una sorta di declinazione in chiave attuale della ‘scelta religiosa’. Di recente abbiamo inoltre elaborato un documento sulla situazione politica italiana, segno del contributo di idee e progetti che l’Ac intende offrire per riportare in primo piano l’attenzione al bene comune e che, insieme al Manifesto, abbiamo consegnato a Giorgio Napolitano il 2 aprile’. Che messaggio volete lanciare con questo documento? ‘Nel passaggio ad un sistema bipolare, anziché diminuire, aumenta la necessità di riconoscersi in un patrimonio di valori condivisi, contenuti peraltro nella Carta costituzionale, che devono essere fatti propri da tutte le forze politiche. Riteniamo che questi valori irrinunciabili, per i quali l’associazione si impegna a spendersi sempre più perché precedono la dialettica democratica, siano riconducibili ad una visione unitaria della persona umana che include al proprio interno i valori della vita e della pace. Purtroppo dobbiamo viceversa constatare che la vita e la pace hanno costituito due cespiti di valori che si sono a volte separati e sono diventati appannaggio esclusivo dell’uno o dell’altro orientamento politico’. Nell’attuale inasprimento del confronto ideologico e culturale, come pensare a un dialogo con chi è su posizioni opposte, in particolare su temi sensibili come quelli della persona e della vita umana? ‘Occorre intraprendere un cammino di incessante ricerca di dialogo, rispettoso e sereno ma senza cedimenti, con tutte le componenti della società italiana. Siamo convinti che questi valori che toccano la natura dell’uomo e della comunità umana abbiano, da una parte, un nucleo confessionale che ci chiama a testimoniarli con coerenza; dall’altra un nucleo razionale che ci chiama ad argomentarli in maniera efficace. Oggi è importante stare nella piazza con buoni argomenti che devono essere ‘tradotti’ in maniera popolare nella vita delle persone, affinché ognuno diventi consapevole della svolta antropologica in atto e sia in grado di giudicarla serenamente, ma con fermezza, sapendone mostrare il costo sociale e morale’. Alle urne ‘una scelta meditata e responsabile’ Chiediamo a tutti i cittadini di resistere alle sirene dell’antipolitica e di non rinunciare all’esercizio consapevole del voto, operando una scelta meditata e responsabile’. Questo l’appello contenuto nel documento-riflessione sulla situazione politica del Paese che mercoledì mattina il presidente dell’Azione cattolica italiana, Luigi Alici, ha consegnato a Giorgio Napolitano, nel corso dell’udienza concessa dal capo dello Stato alla presidenza di Ac. Ricordando il Manifesto al Paese – I cattolici tra piazze e campanili, redatto dall’associazione e che ha già raccolto 15 mila adesioni, Alici ha sottolineato la preoccupazione dell’Ac per ‘l’attuale deterioramento dell’etica pubblica e del rapporto tra cittadini e istituzioni. Riconosciamo – ha affermato – motivi di particolare preoccupazione nella distanza economica e sociale tra Nord e Sud, nella divaricazione tra società civile e istituzioni, e in una scarsa partecipazione alla politica’. Di qui l’invito ‘a porre al centro di ogni autentica progettazione politica soprattutto il rispetto, la difesa e la promozione della vita e della pace’. ‘Nel passaggio ad un sistema bipolare, anziché diminuire, aumenta la necessità di riconoscersi in un patrimonio di valori condivisi, contenuti per altro nella Carta costituzionale, che devono essere fatti propri da tutte le forze politiche’ ha detto ancora Alici nel corso dell’incontro con il capo dello Stato Napolitano, svoltosi al Quirinale. Grave, secondo Alici, ‘che il ritorno alle urne avvenga ancora con una legge elettorale sulla quale tutte le forze politiche e sociali hanno espresso un giudizio negativo, ma il cui cambiamento non ha trovato posto nell’agenda parlamentare. Tutto questo ci spinge a chiedere – ha sottolineato – che gli eletti si impegnino per una stagione di riforme istituzionali davvero condivise, volte ad assicurare governabilità e stabilità. Riteniamo che il nostro Paese debba investire con coraggio nelle forze più vive dalle quali dipende il futuro di tutti. Pensiamo in particolare ai giovani’ e ‘a una politica attenta alla famiglia e alla genitorialità. Un Paese capace di progettare il proprio futuro – è la conclusione di Alici – deve scommettere su ricerca, istruzione, cultura, e fare in modo che il lavoro divenga, come affermato dalla nostra Carta costituzionale, un diritto inalienabile, e che si possa promuovere inclusione sociale e integrazione culturale’.