A detta degli esperti epidemiologi dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) che collaborano alla stesura della relazione annuale del Ministro della Salute per il Parlamento italiano,la legge 194 sembra essere soddisfacente, almeno per il numero assoluto delle interruzioni volontarie della gravidanza (Ivg) in declino costante. Ma dietro al numero 130.539 aborti volontari nell’anno 2001, l’ultimo censito, ci sono altrettanti bambini, esseri umani innocenti ed indifesi, annientati con l’Ivg di Stato! E, nonostante i 25 anni di larga applicazione della legge 194 che avrebbe dovuto sconfiggere l’aborto clandestino, a questo numero bisogna aggiungerne almeno altri 30-40.000 fuori legge! Se poi gli esperti epidemiologi dell’Iss e il Ministro della Salute prendessero in seria considerazione la distribuzione, nelle farmacie italiane, della “pillola del giorno dopo” e della “pillola del mese dopo”, la RU486, non dovrebbero onestamente essere così soddisfatti degli stessi numeri assoluti. E’ troppo esiguo infatti, il decremento del 3.4% delle Ivg dal 2000 al 2001, cioè soltanto 4.594 aborti legali in meno, rispetto alle 350.000 confezioni di Norlevo e Levonelle vendute annualmente. Al di là di queste “fughe in avanti” rappresentate dall’aborto farmaceutico, rispetto alla legge 194, che tendono sempre più nel tempo a renderla superflua e quindi, sempre meno applicabile, bisogna anche denunciarne quegli aspetti normativi che risultano ormai anacronistici, alla luce della moderna medicina perinatale e neonatale. Ostetrici e neonatologi si trovano in una situazione paradossale, posti di fronte ad una difficile scelta clinica in quei casi in cui venga effettuato un cosiddetto “aborto terapeutico” (entro le 25 – 26 settimane) ottenuto provocando la nascita prematura di un bambino vivo e vitale se opportunamente assistito. La stessa legge infatti, all’art.7 precisa : “Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l’Ivg può essere praticata solo nel caso in cui la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna e il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto.” Nonostante questa evidente incongruenza tecnico-scientifica-giuridica denunciata già da diversi anni da alcuni ginecologi e neonatologi italiani, non c’è stata una benché minima modifica agli stessi articoli 6 e 7 che regolamentano l’Ivg tardiva. Chissà quanti bambini Down, nati vivi, vengono lasciati morire dopo la loro nascita prematura invece di essere adeguatamente assistiti, magari in unità di terapia intensiva neonatale di 2’o 3’livello, secondo il dettato della stessa legge! Non risulta, d’altro canto, che siano state mai effettuate verifiche tecniche circa la corretta applicazione di queste norme. Siamo così rassegnati a vivere in un “regime”che stoltamente continua a non vedere, o finge di non vedere, che l’aborto volontario statisticamente documentato è largamente la prima causa di morte nel nostro Paese. Nell’anno ’98 la mortalità per tumori è stata di 204,3/100.000 abitanti, per malattie cardiovascolari è stata di 139,7/100.000 abitanti ( le maggiori cause di morte nella popolazione italiana, come pubblicato su “Salute! Umbria” di Dicembre 2002). Nello stesso anno ’98 sono state registrate 138.537 Ivg, pari a 246,4/100.000 abitanti (arrotondando a 56 milioni la popolazione italiana)! Ogni 1000 nati, più di un quarto (250,7 nel 2000) in Italia e più di un terzo di concepiti (358,8 nel 2000) in Umbria muoiono di “aborto volontario”! Per quanti anni ancora resteremo indifferenti di fronte a questo sterminio?
L’aborto volontario prima causa di morte in Italia
Il 22 maggio la 194 ha compiuto 25 anni
AUTORE:
Dott. Alberto Virgolino