di Pier Giorgio Lignani
Un prete bolognese ha commentato la morte di Totò Riina dicendo che Emma Bonino ha sulla coscienza più morti di quanti ne avesse il pluriergastolano capo mafioso. Si riferiva naturalmente all’attivismo dispiegato dalla esponente radicale per la liberalizzazione dell’aborto, e agli aborti da lei personalmente praticati sulle donne che richiedevano il suo aiuto. Il messaggio di quel prete – intenzionalmente duro e provocatorio – ha suscitato reazioni scandalizzate negli ambienti anticlericali. Mi ha colpito quella di un noto giornalista che ha detto, più o meno: “Questo prete vorrebbe far credere che l’aborto produce bambini morti” come se si trattasse di una menzogna, una fake news come usa dire adesso, o comunque una stravagante opinione personale. Ora, accantonando per il momento ogni giudizio sulla personalità della Bonino e sulla sua azione politica – che non ha riguardato solo l’aborto – e accantonando anche ogni discussione sulla valutazione morale dell’aborto, è un fatto oggettivo e incontestabile che l’aborto è la soppressione intenzionale e violenta di un individuo vivente appartenente alla specie umana. Di questo si tratta, e nessuno può dire il contrario.
Se ci fosse più onestà intellettuale, tutti lo dovrebbero accettare come il punto di partenza di ogni riflessione sull’aborto; poi potranno portare tutte le giustificazioni che vogliono, se ne hanno. Fateci caso: ogni futura mamma, quando parla dell’essere che porta in sé, lo chiama “il mio bambino”, non dice “quella cosa” o altro. Anzi, poiché oggi la tecnologia consente di conoscere assai presto il sesso del nascituro, è entrato nell’uso che i genitori scelgano subito il nome e con questo nome parlano di lui/lei, come già nato/a. Del resto la scienza ci dice che quell’essere ha già la sua identità biologica e genetica che lo rende unico e irripetibile; è diverso dagli altri esseri umani (noi) solo perché sta vivendo la prima fase della sua vita, quella intrauterina. Ma è la “sua” vita e ha il diritto di viverla.
Poi sulla questione dell’aborto si potrà ancora discutere, ma intanto è essenziale sapere di che cosa si parla e attenersi ai dati di fatto.