Il Parlamento francese ha approvato, a larga maggioranza, una modifica della Costituzione per proclamare la libertà di aborto come diritto fondamentale della donna. La notizia era attesa, erano ben note le posizioni dei maggiori partiti francesi. I soli commenti critici vengono dal mondo cattolico. Ma sarebbe fuorviante e controproducente farne una questione di religione. Il problema invece va affrontato in modo laico e razionale, senza pregiudiziali ideologiche né confessionali.
Tentiamo dunque un approccio laico. Di certo non vi è una condizione che incida più a fondo nell’esistenza di una persona, nel corpo e nello spirito, nel bene e nel male, che la condizione di una donna gestante. Può essere fonte di gioia e di speranza, di sofferenza e di disperazione. Può essere stata frutto di un atto di amore o di una violenza subìta. In ogni caso segna – tendenzialmente per sempre – l’essere della donna che si trova a viverla, non sempre avendolo voluto. Nessuno può giudicare al suo posto. Non esiste un’altra esperienza umana paragonabile a quella.
Ma se tutto questo è vero – e laicamente dobbiamo riconoscerlo – dobbiamo pure riconoscere, laicamente, che se c’è una gravidanza c’è, con la madre, un secondo essere umano. Non una idea astratta, non un progetto, non una parte del corpo della madre: è un essere umano, dotato di una sua identità, che vive la sua vita crescendo e sviluppandosi come continuerà a crescere e a svilupparsi dopo il parto, se nessuno lo avrà ucciso prima, e se nessuno lo farà morire dopo. Non penso e non voglio dire che la vita del nascituro valga “di più” di quella della madre; non mi voglio mettere ora a discutere se valga “lo stesso” che quella della madre.
Ma, ragionando laicamente, non si può sostenere che valga ‘zero’; negargli la qualità e la dignità di essere umano; negare che come tale abbia qualche diritto. Il diritto alla vita, per esempio. Salvaguardare il bene e i diritti della madre, e nello stesso tempo quelli del figlio, è difficile? Sì, è difficile. In questo mondo, purtroppo, accade spesso che ci si trovi di fronte a problemi dolorosi e difficili. Ma non si può pretendere di risolverli nascondendone l’esistenza: come la nuova legge francese – e quelli e quelle che la esaltano – nascondono l’esistenza di quell’essere umano che, a dispetto di tutto, è il bambino non ancora nato.