Terminata la visita pastorale di mons. Sorrentino alla comunità parrocchiale di S. Pietro, dalle parole di don Cipriano Carini, parroco, apprendiamo che l’occasione è stata accolta come una novità assoluta da quasi tutti i parrocchiani: quanti avevano vissuto un’esperienza simile la pensavano come una pratica burocratica (con revisione di registri, ambienti sacri, indumenti liturgici…); gli altri ne ignoravano il senso stesso. Come ci si è preparati all’evento? “La preparazione è stata duplice: per coloro che frequentano le celebrazioni si sono moltiplicati gli inviti, i pannelli informativi, i dépliant distribuiti nei punti di ritrovo dei parrocchiani. Per coloro che abitualmente non frequentano la chiesa, ma sono inseriti nell’ambiente di questa città, si è cercato di toccare le attività che vi si svolgono e che hanno una relazione con la religione; per questo si sono invitati gestori di alberghi e agriturismi, i commercianti di vario tipo, gli animatori di vari comitati di portata più laica (il comitato Le Campanelle, il comitato S. Pietro, l’Accademia di arti antiche Resonars, gli Amici della montagna). Quali i momenti particolarmente sentiti? “Senza dubbio le celebrazioni apertura e di chiusura della visita; il passaggio del Vescovo nelle nove comunità religiose presenti in parrocchia (momenti emozionanti sono stati quelli vissuti presso gli istituti per pluriminorati ‘Casoria’ e ‘Serafico’, dove vivono le suore Elisabettine Bige); l’incontro dei vari rappresentanti delle comunità religiose presso le Clarisse Colettine, come anche con la comunità della Pro Civitate Christiana. Rimarranno anche i ricordi dell’incontro con le famiglie presso S. Fortunato e il pomeriggio di preghiera e di adorazione eucaristica vissuto nella chiesa abbaziale”. Quali le attese future? “In primo luogo, la crescita d’interesse per la Parola di Dio da parte di tutti. Inoltre, la costituzione di gruppi di ‘Famiglie per il Vangelo’, poiché è palese che, pur essendo tutti battezzati, non vi è adesione forte al Cristo da parte della maggioranza degli abitanti di Assisi; occorre costituire dei ‘focolari’ che evangelizzino di nuovo la nostra città. La diminuzione di sacerdoti ci spinge poi a formare e responsabilizzare i laici, le famiglie. Infine, la maggiore incisività della chiesa monastica e parrocchiale di S. Pietro, come punto di riferimento per la vita liturgica e lo studio della Bibbia”. Il Vescovo ha incontrato i rappresentanti del Calendimaggio. C’è festa se Dio è con noiGiovedì 24 febbraio, alle ore 21, nella sala della Conciliazione del palazzo municipale di Assisi, l’arcivescovo Domenico Sorrentino ha incontrato i rappresentanti del Calendimaggio per aggiungere un momento particolarmente significativo al denso programma della visita pastorale, iniziata da circa un mese con il vicariato foraneo di Assisi. Il presidente Antonio Frascarelli ha rivolto al Vescovo un caloroso indirizzo di saluto citando lo scritto del presule Complici dello Spirito dedicato per la prima volta alla figura spesso dimenticata del vescovo Guido, colui che accolse Francesco nudo nel grembo materno della Chiesa, iniziando un rapporto con la città che dura saldo fino ai nostri giorni per offrire a tutti l’opportunità di un percorso di vita cristiana. Gli hanno fatto eco i due priori maggiori, che hanno ringraziato il Vescovo per l’attenzione dedicata al Calendimaggio, che inizia con la “benedizione dei vessilli” e si conclude con un solenne Te Deum di ringraziamento: due momenti all’interno dei quali si snoda il programma della festa, espressione di corale creatività che ne fanno un fatto artistico e sociale di grande spessore, che merita anche per futuro un rapporto ravvicinato e costante con il vescovo della città. Visibilmente commosso dalla manifestazione di sincero affetto a lui tributata nella circostanza, mons. Sorrentino ha rivolto agli intervenuti il suo ammaestramento denso di pastorale sollecitudine, definendosi “padre comune che gode della competizione”, auspicando che essa mantenga “garbo e stile” a dimostrazione della “profonda armonia che deve esistere tra l’umano veramente tale e l’elemento religioso” per configurare quella impegnativa identità che rende Assisi unica nella storia e nel mondo. Citando il primo miracolo di Gesù (le nozze di Cana – Gv 2,1-11) il Vescovo ha sottolineato come il fatto sia avvenuto nell’ambito di una festa che, per essere tale, deve essere consapevole della presenza di Dio, sempre, senza la quale è inevitabile la tristezza senza speranza. Per questo, ricambiando i doni artistici ricevuti dalle due Parti, il Vescovo ha donato loro una riproduzione di un affresco attribuito al Sermei che si trova nel suo studio: rappresenta una mirabile fusione dell’elemento umano (la maternità di Maria) e della trascendenza del divino (il Bambino Gesù), dinnanzi alla quale figura rapito in estasi frate Francesco. Ha auspicato che costituisca un monito per ricordare sempre di essere fratelli che “anche quando litigano, si vogliono bene”. L’incontro si è concluso con le parole del sindaco Claudio Ricci che ha espresso gratitudine per la visita pastorale in atto, “fonte non soltanto di parole, ma anche di sollecito ascolto”, e per l’attenzione dedicata al Calendimaggio, all’interno del quale “non si recita”, ma si è a configurare un raro esempio di “cultura vivente” che merita di essere incluso nel Patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, presso il quale è stata avviata la procedura necessaria ad ottenere il prestigioso riconoscimento. Elena Lovascio – Pio de Giuli