“La passione educativa che Gesù mostra in ogni suo incontro non può essere compresa altrimenti che a partire dal suo amore, dal suo amore per la vita, per la vita di tutti gli uomini”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente Cei, nella lectio magistralis tenuta al 44° Convegno dei direttori degli Uffici catechistici diocesani (Bologna, 14-17 giugno). “Ogni atto educativo non può avere altra sorgente che l’amore”, ha proseguito; e “la Chiesa, scegliendo di riflettere sul compito dell’educazione, non ha altra motivazione che l’amore per la vita che ha appreso dal suo Signore. Si educa perché si ritiene la vita dell’altro meritevole di attenzione, di cura, perché la si ritiene preziosa, più preziosa addirittura della propria”. Per il card. Bagnasco, “la riscoperta dei fondamenti di una educazione è anelito di tanti, dentro e fuori la Chiesa”, come dimostra “il consenso che si è spontaneamente creato nel nostro Paese sul tema dell’educazione”. Le famiglie, da parte loro, “dichiarano di aver spesso smarrito i punti di riferimento educativi”; questo “smarrimento, il timore, a volte anche la paura di educare” riguarda anche la scuola. “L’emergenza educativa è anche, forse soprattutto, emergenza catechetica” ha detto il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, portando il suo saluto alle circa 300 persone, in rappresentanza di 140 diocesi, presenti al Convegno. Secondo il porporato, “l’emergenza educativa ha la sua principale radice nella separazione, ormai in Occidente consumata, fra l’io e la verità”, divisione che “significa la sottovalutazione della dimensione veritativa della fede in ordine all’edificazione del soggetto cristiano”. Per mons. Marcello Semeraro, presidente della Commissione Cei per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi “la parola educazione crea ansia nelle famiglie, negli insegnanti, e così si preferisce sostituirla con sinonimi come apprendimento, istruzione, abilitazione…”. Al contrario, “l’educazione è una questione di senso e di significato, fa parte di noi. Siamo intessuti di educazione, e ciò ci impone di riflettere sul senso dell’educare”, in sintonia con gli Orientamenti pastorali di questo decennio. “Non è concepibile una comunità cristiana senza catechesi, così non è pensabile una catechesi senza il contributo di tutta la comunità” ha affermato a sua volta Paola Bignardi, membro del Comitato di redazione dell’editrice La Scuola e del Comitato Cei per il progetto culturale. “La qualità umana, cristiana e sociale della comunità cristiana appare decisiva”: di qui la necessità di chiederci “quale immagine diamo di noi stessi”, a partire dalla consapevolezza che “cresce la distanza tra quanti operano nella pastorale e quei cristiani che giocano la loro testimonianza nei vari ambiti della difficile realtà secolare”. In questo modo, ha sottolineato Bignardi, “cresce la distanza tra la comunità cristiana dalla vita, dalla concretezza del vivere di ogni giorno. La mancanza di ascolto genera mancanza di empatia, e la comunità cristiana fatica a mettersi in relazione col mondo di oggi”. Tra gli aspetti cruciali che la comunità cristiana deve tener presente per invertire questa tendenza, Bignardi ha citato lo “sperimentarsi nella cura dei rapporti tra le persone, per costruire un mondo a misura della dignità di ogni persona. Comunità fredde non possono essere strumento dell’amore di Dio”.