La teologia sostiene la preghiera

Nei giorni scorsi, all’Istituto teologico di Assisi è stata discussa una tesi di licenza in teologia sulla figura di Sorella Maria (+1961), l’eremita che ha vissuto con alcune compagne un’intensa e discussa esperienza spirituale nell’Eremo di Campello sul Clitunno.

Uno degli atteggiamenti intellettuali di quella esperienza era la distanza dalla teologia. Si temeva una razionalizzazione della fede, una atteggiamento freddo e cerebrale che, secondo Sorella Maria, avrebbe frenato lo slancio del cuore, la libera e spontanea contemplazione di Dio che si manifesta attraverso la sua Parola, la natura e il volto della persona che si incontra.

Questo atteggiamento era diffuso negli ambienti innovatori nel periodo precedente il Concilio vaticano II e lo ritroviamo in alcune espressioni anche di Giovanni XXIII, quando ci disse in un’udienza privata, che tutta la sua teologia era racchiusa nell semplici invocazioni del Padre nostro.

In queste espressioni è evidente che non si critica la teologia, ma solo una sua specifica modalità.

Ai nostri giorni vi sono atteggiamenti di sospetto nei confronti della teologia che in alcuni casi rappresentano una difesa da coloro che presumono di conoscere e poter spiegare ogni mistero, in cielo sulla terra e sotto terra, contraddicendo il monito: ‘ne ultra sapere quam oportet sapere!‘ (non voler sapere più di quanto sia necessario).

In altri casi il sospetto e la distanza si basano sull’ingenua fiducia nella immediata percezione del proprio sentimento o del comune sentire di un certo gruppo. E’ il caso delle Comunità pentecostali (di origine evangelica) paghe di una presunta esperienza diretta dello Spirito.

Le cose sono diverse nelle comunità cattoliche, ai vari livelli, quello accademico e quello più direttamente pastorale a dimensione diocesana, ove la teologia ha ripreso a rifiorire e ad interessare, per motivi professionali (l’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche), per desiderio personale o per rendere una testimonianza qualificata e un servizio più adeguato nella Chiesa.

La teologia che si fa oggi è una attività intellettuale che esige un grande sforzo di riflessione e di indagine, ma nello stesso tempo è un pensare caldo, riscaldato cioè dalla passione per la scoperta del senso o dei molteplici sensi della Scrittura, illuminato dalla contemplazione estatica, ed estetica del mistero di Dio che trascende ogni comprensione, è rapportato alla dimensione universale dell’esperienza religiosa entrando in dialogo con le varie tradizioni cristiane (teologia ecumenica) e con le grandi religioni del mondo.

Una vera ricerca teologica, inoltre, non può avere inizio e conclusione se non nell’atteggiamento orante ove l’azione del teologo si trasfigura nel rendimento di grazie, teologia in dossologia.

AUTORE: Elio Bromuri