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La “sveglia” delle urne

La Giunta comunale di Gubbio
La Giunta comunale di Gubbio

Arrivati nel momento in cui si cerca di venire a capo della delicata situazione politico-amministrativa che attraversa, rendendolo inquieto, il centrosinistra che guida Gubbio dalla primavera 2011, i risultati della competizione politica rappresentano per tutti i partiti l’occasione per una riflessione che, secondo l’auspicio comune, li aiuti a ripartire con rinnovato slancio.

Anche localmente è risultata impetuosa l’avanzata del Movimento 5 stelle: con il suo 30,9% risulta essere la seconda forza del territorio, pronta a prendere lo slancio necessario per tentare la conquista del Comune. A Gubbio (come a Umbertide, dove ha eletto al Parlamento il sindaco Giampiero Giulietti) il Pd si conferma il primo partito con il 35,3%, superiore alla media regionale, ma inferiore del 17% rispetto al 2008. È uscito a dimezzato il Pdl (12,6% contro il 24,3%) che non ce la fa purtroppo a rieleggere Rocco Girlanda, ultimo eugubino che era tornato in Parlamento dopo decenni di assenza.

Soddisfatta la Scelta civica Monti per aver tagliato il traguardo del 10,6%, miglior risultato regionale, considerato dal candidato Daniele Morini una base di partenza per il futuro. Sel si ferma al 2,8%, al 2% Rivoluzione civile e all’1,7% Fratelli d’Italia. Tutti gli altri registrano consensi da prefisso telefonico.

Archiviata la tornata elettorale, è tempo per il Pd ed il centrosinistra di operare per ridare slancio e compattezza al governo cittadino. Vanno risolti quei dissapori interni che, esplosi con la “vicenda farmacia” da tempo costringono la coalizione (Pd, Psi, Sel, Fds) a confronti sempre più serrati per evitare lo scollamento definitivo. Rinviando chiarimenti e decisioni non si guadagna, ma si perde tempo, con conseguenze sempre più pesanti.

Da mesi, ad esempio, l’assessore ai servizi sociali Michela Tinti (Sel) si è auto-sospesa dall’incarico, nonostante la delicatezza del settore di competenza, mentre da qualche settimana il sindaco Guerrini, ha ritirato le deleghe a Raffaello di Benedetto, cui facevano carico Prg e grandi opere, autentici volani dell’economia. Una decisione che fa discutere: motivata con la prospettiva di ridisegnare l’esecutivo, la vicenda si porta dietro chiaramente motivazioni che chiamano in causa equilibri interni al Pd.

È tempo ormai che tutti – guardando al bene comune – si adoperino per ridare compattezza e slancio alla macchina politico-amministrativa, recuperando le motivazioni che avevano portato al risultato uscito dalle urne nel maggio 2011. Attendere ancora significherebbe assumersi pesantissime responsabilità e non raccogliere quanto la tornata elettorale ha richiamato a tutti.

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