La Stracastello parte da Bose

La festa popolare si è aperta con un intervento di Enzo Bianchi

La trentesima edizione della festa popolare Stracastello ha preso inizio con l’incontro, avvenuto in un gremito auditorium Sant’Antonio nella serata di giovedì 1° settembre, con un ospite illustre: Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, invitato per una riflessione sul tema “Il mistero dell’Incarnazione e la fede cristiana: tra interiorità e impegno sociale per l’uomo”. L’incontro, è iniziato con il delicato ricordo da parte degli organizzatori di don Torquato Sergenti e don Giulio Cii recentemente scomparsi. A seguire il vescovo mons. Domenico Cancian ha presentato il priore attraverso i tratti più salienti della sua esperienza, da quando fondò la comunità nel 1968, dopo i primi tre anni trascorsi in solitudine, fino ai giorni nostri in cui la comunità è presente oltre che a Bose anche a Gerusalemme, Ostuni (Br) e prossimamente anche nella vicina Assisi. Nel suo intervento Bianchi ha rilevato come l’Italia di oggi viva un momento storico di pluralismo religioso del tutto nuovo. Cercando di capire come porsi di fronte a questa situazione, è necessario considerare il cammino cristiano come un cammino di umanizzazione che può interessare tutti gli uomini nell’ottica di una possibile convivenza con gli altri senza chiusure e intolleranza, nel desiderio di dialogo pur conservando l’identità cristiana. Si apre quindi un itinerario interiore e di impegno sociale nel quale spesso ci troviamo in difficoltà a dover spiegare come l’Incarnazione sia il cuore della nostra fede. Interrogativi non nuovi, ai quali possiamo rispondere solo considerando la religione cristiana una religione “anomala” per la specificità di credere in un Dio che ci è stato narrato da Gesù Cristo stesso attraverso la sua vita umana. Questo cammino tra interiorità e impegno per gli altri richiede fiducia, fiducia in un Dio che si fa carne con un corpo fragile ed umano fino a vivere la condizione mortale; fede in un mistero di incarnazione che culmina nella resurrezione, nella vittoria del’amore sulla morte. Fede, ma anche fiducia reciproca negli uomini e nella comunità, sono necessarie per poter crescere nel dialogo, per sviluppare progetti comuni. La presenza cristiana nella società non può non essere eloquente. Il Vangelo ci chiede di essere fedeli a Cristo nel cammino di umanizzazione per costruire una società più civile e migliore per tutti. È necessario, ha concluso Enzo Bianchi, lavorare insieme per rimuovere la barbarie cui ci siamo assuefatti giustificando talvolta il peggio che c’è dentro di noi. Come cristiani dobbiamo risvegliarci e mostrare la nostra differenza senza arroganza, con umiltà, non accontentandoci di un cristianesimo mediocre ma facendo propria quella dinamica di ascolto che aiuti la società a trovare un nuovo orientamento, dei nuovi punti fermi per far fronte alla crisi culturale e morale che l’attanaglia.

AUTORE: Sabina Ronconi