“Più si conosce e più si tutela”: è questa in sintesi, al di là dei disposti di legge, la filosofia che ha portato la diocesi di Gubbio a impostare e portare avanti, l”inventariazione ed informatizzazione dei beni culturali mobili della diocesi. Un progetto di grande importanza, condotto con criteri scientifici; mette a disposizione una serie di conoscenze preziose sia per la cultura che per quanti sono chiamati a tutelare un patrimonio sempre più al centro di assalti, leciti e illeciti, portati da gente senza scrupoli.
Nel corso di una solenne cerimonia svoltasi presso la sala convegni dell’hotel Beniamino Ubaldi, l’inventario completo è stato consegnato a mons. Stefano Russo, direttore Ufficio nazionale per i beni culturali Cei, che provvederà a sua volta a trasmetterlo al ministero dei Beni culturali nel rispetto della convenzione sottoscritta a suo tempo tra il ministro Veltroni da una parte ed il card. Ruini dall’altra.
Alla manifestazione sono intervenuti il vescovo di Gubbio mons. Mario Ceccobelli, il presidente della Fondazione Cassa risparmio di Perugia, Carlo Colaiacovo, il direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali Paolo Salciarini, che dell’intera operazione è stato l’organizzatore ed il più convinto sostenitore, Giovanni Delogu, coordinatore del progetto, le schedatrici Lina Baruffi, Agnese Mancini e Tiziana Marchetti, Alberto Dimuccio e Maria Donata Mazzoni dell’Opificio delle pietre dure di Firenze ed ovviamente il già citato mons. Stefano Russo. Il lavoro d’inventario è terminato nel dicembre 2005 con la comunicazione ufficiale al competente ufficio della Cei.
Sono state compilate 14.467 schede corredate con fotografie a bassa ed alta risoluzione, inventariati 42 enti ecclesiatici ed esaminati 127 luoghi di culto. Ha interessato tutti gli oggetti di competenza dei vari ente parrocchia (chiesa e casa parrocchiale): dipinti, arredi lignei, sculture, argenteria, paramenti e tessuti, campane, organi; è stato voluto dalla Cei fin dal 1992, destinando a tale scopo una parte delle somme derivanti dall’otto per mille. Nel caso della diocesi eugubina, un determinante aiuto è stato dato dalla Fondazione della Cassa di risparmio di Perugia che ha permesso di portare a compimento quello che già viene definito a livello nazionale, senza alcuna enfasi,”un progetto di portata epocale”. “La realizzazione del progetto entro i termini preventivati ‘ ha commentato il direttore Salciarini – ci riempie di compiacimento perché sono stati raggiunti, in termini di numero di schede e qualità del lavoro, risultati più che soddisfacenti. È stato un impegno molto serio, soprattutto perché sul nostro territorio è nato e cresciuto lungo i secoli un patrimonio artistico di notevole portata sotto il profilo quantitativo e qualitativo, motivo di meraviglia e di preoccupazione”.
L’intera operazione ha consentito scoperte significative: nelle chiese periferiche sono stati trovati calici e pissidi del ‘500-600 oggi non più utilizzati; proprio per questo potrebbero essere destinati al Museo diocesano, coniugando valori culturali con quelli di tutela. Sono state rinvenute opere significative, ma fino ad oggi non attribuite: tele del gualdese Discepoli (inizio Novecento), una bella serie di Vie crucis in ceramica (sempre primo Novecento), statue lignee trecentesche affidate per il restauro all’Opificio delle pietre dure di Firenze, paramenti sacri realizzati con tessuto di pregio. Un lavoro importante che ha consentito di ‘radiografare’ un patrimonio storico-artistico che la Chiesa custodisce, ma che appartiene, in realtà, all’intera umanità.