Molti sono i cultori della storia, soprattutto di quella minuta, locale, cittadina, paesana, territoriale, familiare, religiosa e civile. E’ un nobile compito che viene esercitato con passione e tenacia, andando a rovistare archivi alla ricerca di documenti. Risponde ad una profonda esigenza di ogni persona umana, quella di conoscere tutto ciò che sta alle spalle della sua esistenza nel tempo.Tale compito, tuttavia, viene talvolta svolto con prevalente intento apologetico o polemico, che tende a sviare la ricerca e a farla dirottare su quegli aspetti, testi o passi, che sostengono ragioni e giustificazioni alla propria ipotesi di partenza, quella che ha dato origine, motivazione e spinta alla ricerca. Anche questo è plausibile, se contenuto nell’ambito del vero o almeno del verosimile, in quanto la conoscenza del passato, come è stato autorevolmente detto (Benedetto Croce), nasce dall’esigenza di rispondere alle domande del presente. In questo senso dovrebbe essere maestra di vita e insegnamento per non ricadere negli errori già commessi. Sappiamo che così non è e non è stato finora. Risulta invece che spesso si rievochino avvenimenti trascorsi magari da secoli per affermare ragioni di parte,scelte ideologiche, giustificazioni di interessi e di poteri. C’è anche chi fa la storia con criteri di ricerca oggettiva e scientifica rispettando la verità così come appare dai documenti letti nel contesto del tempo e della cultura in cui si sono verificati gli avvenimenti. Questo tipo di narrazione documentata rimane spesso nelle biblioteche universitarie e degli istituti storici. La maggior parte dei divulgatori frettolosi e lettori rimane legata a stereotipi e pregiudizi senza il distacco e la serenità necessarie, senza quella capacità di discernimento e sobrietà di giudizio necessarie per fatti e persone lontani nel tempo e conosciuti solo indirettamente attraverso tante mediazioni. In questo modo la conoscenza storica non diviene né maestra, né vera radice di comprensione del presente, ma rischia di costituire una gabbia mentale che impedisce di ascoltare le ragioni degli altri attori degli eventi storici. Aprendo gli Archivi Vaticani, il pontefice Leone XIII disse che la Chiesa non ha paura della verità. Oggi la Chiesa dice anche che la verità può essere accusatrice di comportamenti e severo giudizio verso personaggi che hanno avuto responsabilità. Essa dice anche, oggi con chiarezza, che un conto sono i fatti e gli eventi e un conto è il giudizio sulle persone. Queste hanno una dimensione più ampia e profonda delle azioni da loro compiute. Dice anche, oggi, che è necessario, per conoscere il passato e vivere bene nel presente, fare la purificazione delle memorie, condizione per la riconciliazione delle persone e dei popoli. E’ vero che il passato costituisce la radice su cui deve fondarsi il progetto di vita del presente. Ma se la radice è velenosa anche il presente ne resterà inquinato. Deve essere medicata la memoria ricorrendo ad altre, pur esistenti, radici sane e fertili, che possono fecondare la cultura e il vivere civile verso prospettive di concordia e di pace. Vale anche per il passato l’opportuna indicazione di ricercare più quello che unisce che non quello che divide.
La storia
AUTORE:
Elio Bromuri