Si sono conclusi venerdì 19 aprile gli incontri di riflessione e aggiornamento per insegnanti promossi dalla Commissione regionale educazione, scuola e università (Cresu) della Ceu. Gli incontri precedenti erano dedicati alla “Responsabilità della parola” (8 marzo) e alla “Estrema importanza dell’educazione della vita dell’uomo” (22 marzo). Ora il prof. Antonio Nizzi, di Foligno, ha proposto una riflessione di taglio “autobiografico” su “Vite da insegnanti…”. Infatti Nizzi ha lasciato lo scorso anno l’insegnamento della Storia e filosofia, dopo 37 anni di servizio; dunque ha potuto fare una panoramica sulla scuola, che è stato anche un bilancio delle tante cose positive e delle criticità sperimentate sul campo.
Anzitutto, ha confessato di aver svolto la sua professione con passione, ricevendo in cambio tante gratificazioni sia da parte degli allievi che dalle famiglie. Tra i punti più significativi toccati nel corso della riflessione proposta c’è stata la costatazione che senza un coinvolgimento dal basso, senza un protagonismo dei docenti, nessuna riforma della scuola è possibile. I politici passano, gli insegnanti restano.
Dopo aver giustamente perseguito nei decenni trascorsi, con successo, il centramento della scuola sugli allievi e sul territorio, occorre ricentrarla sugli insegnanti. Altrimenti, a fronte delle numerose battaglie vinte in questi anni, si rischia di perdere la guerra per sfinimento e demotivazione dei docenti.
Certamente sono stati fatti tanti passi avanti e ci sono tante cose belle nella nostra scuola, ma rimangono alcune sfide e priorità da affrontare con determinazione. Tra queste, il prof. Nizzi ha sottolineato il tema dello scollamento tra realtà sociale e scuola, quello del rapporto tra insegnanti “vecchio stile” ed alunni “nativi digitali”, il problema dell’apprezzamento da parte delle famiglie e della società del ruolo e della professione del docente, il recupero delle tematiche educative mettendo da parte la burocrazia e le troppe formalità, il rifuggire da un minimalismo o un neutralismo deleterio (la scuola che non crede in nulla, non può insegnare nulla).
La considerazione finale, ripresa poi anche nell’articolato e animato dibattito, ha riguardato la vocazione e la vita quotidiana dell’insegnante. Nizzi ha ricordato, a questo proposito, che si insegna dapprima quello che si può, poi quello che si vuole, ma soprattutto quello che si è.