La Carta ecumenica, dei dodici capitoli di cui è composta, dedica il nono alla “Salvaguardia della creazione”, evidenziando la centralità della concezione stessa della vita, del modo di organizzare l’esistenza sia personale che associata. I cristiani sono implicati in prima persona in questa frontiera. E noi otto vescovi della Chiesa umbra, con la Giornata regionale per la salvaguardia del creato celebrata presso il lago Trasimeno, vogliamo porre l’attenzione e l’impegno nel favorire la cura della risorsa dell’acqua, nel rispetto dell’ambiente e del creato. Siamo consapevoli che le nostre comunità debbono crescere nella coscienza di questa nuova dimensione della vita del pianeta. Dalla consapevolezza dei problemi che la questione ecologica comporta, può nascere anche un’opportuna e adeguata reazione. Tutti constatiamo che oggi il potere dell’uomo sulla natura è enorme e può giungere sino alla distruzione stessa del creato. In tale orizzonte, le Chiese cristiane sono chiamate ad approfondire e allargare la riflessione per promuovere nelle coscienze un modo nuovo di rapportarsi all’ambiente.
Si deve al Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, assieme alle Chiese ortodosse, la scelta di celebrare il 1′ settembre, inizio dell’anno liturgico, la giornata di riflessione per la salvaguardia del creato. Nella pluralità delle tradizioni cristiane, confessare Dio come il Creatore è tema condiviso, sul quale è possibile un comune sentire e un reciproco arricchimento. Ecco aprirsi, dunque, un importante spazio di dialogo e incontro tra i cristiani delle diverse confessioni, nel quale essi porteranno le rispettive sensibilità in vista di una crescita comune. La sottolineatura della dimensione spirituale, la centralità della Parola, l’attenzione per l’eucaristia, l’impegno sul piano etico sono dimensioni differenti, che possono arricchirsi reciprocamente nel convocare tutti alla cura per il creato, fino alla concreta ricerca di nuovi stili di vita personali e comunitari. Tutto ciò favorisce ovviamente la crescita di una nuova coscienza di fronte alla bellezza del creato, che fa sentire ancor più fortemente lo scandalo e lo sdegno per la manipolazione arbitraria della creazione.
È urgente pertanto stimolare e sostenere una “conversione ecologica” perché la signoria dell’uomo sulla natura non sia più assoluta e torni ad essere il “riflesso reale dell’unica e infinita signoria di Dio”‘. Questo significa che è necessario allargare l’orizzonte da un’ecologia solo “fisica” ad un’ecologia anche “umana”, come più volte Giovanni Paolo II afferma. Mentre si stigmatizza la distruzione dell’ambiente naturale, è necessario opporsi anche alla distruzione, ancor più grave, dell’ambiente umano, cui peraltro si è lontani dal prestare la necessaria attenzione. Tra i problemi più drammatici, nel contesto ambientale, sta emergendo sempre più quello dell’acqua. Pochi sanno, ad esempio, che proprio la questione dell’acqua sta all’origine del conflitto israelo-palestinese. E, ancora una volta c’è una sorta di emblematicità. In questo conflitto si nasconde il grande dramma del futuro del pianeta. Nel dissesto ecologico del nostro pianeta, l’acqua diventa spesso un elemento di distruzione, sia perché la sua scarsità provoca siccità e desertificazione, sia perché la sua abbondanza provoca al contrario alluvioni e inondazioni. L’uso indiscriminato delle risorse naturali ha portato a cambiamenti climatici le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Per questo il problema dell’acqua va collegato a quello della giustizia e della pace.