In Umbria il turismo torna a crescere, ma è solo merito degli italiani che, forse per risparmiare qualcosa, rinunciano ad oltrepassare le frontiere. A beneficiarne sono soprattutto le strutture extralberghiere ma non le aziende agrituristiche. Di stranieri ne arrivano un po’ meno, ma in compenso fanno soggiorni un po’ più lunghi. Vanno decisamente male le cose in provincia di Terni, con la sola eccezione del comprensorio amerino, mentre in provincia di Perugia c’è l’exploit del Tuderte. È il quadro che emerge dai dati forniti per il primo trimestre di quest’anno dall’Ufficio statistica della Regione. Dal 1° gennaio al 31 marzo gli arrivi in Umbria, rispetto allo stesso periodo del 2010, sono aumentati del 7,18 per cento e le presenze del 4,75. Non è così per l’agriturismo, che invece dovrebbe essere uno dei segmenti trainanti del turismo in Umbria, con 1.200 aziende ufficialmente censite. Agriturist, l’associazione di categoria della Confagricoltura regionale, lamenta una diminuzione di ospiti, con un crollo della domanda estera ed una riduzione del 10 per cento della durata dei soggiorni. Prenotazioni last minute con tariffe scontate mentre aumentano i costi di gestione. C’è evidentemente qualcosa che non va, indirettamente confermato anche da una indagine del Corpo forestale dello Stato che ha accertato che 730 mila euro di finanziamenti pubblici a fondo perduto concessi dalla Regione sono stati percepiti da aziende agrituristiche che non ne avevano diritto. Ma non solo, i controlli hanno appurato che spesso non vengono esposti i listini dei prezzi delle camere, del ristorante e dei prodotti in vendita. Tra le irregolarità riscontrate anche il superamento delle capacità ricettive e la violazione di norme sanitarie. Insomma, è un settore dove c’è bisogno di maggiore professionalità, perchè non basta una casa in campagna per diventare, magari con i contributi della Regione, albergatori e ristoratori. Il turismo in Umbria cresce soltanto se punta sulla qualità. Tornando ai dati complessivi, c’è da sottolineare che la crescita maggiore nel primo trimestre c’è stata nel settore extralberghiero (più 16,25 per cento per gli arrivi e più 7,61 per le presenze). Merito degli italiani (più 8,40 di arrivi) mentre gli arrivi degli stranieri sono leggermene diminuiti (0,04 per cento). Questi ultimi però fanno soggiorni un po’ più lunghi per cui le loro presenze sono cresciute del 2,13 per cento. Sempre per quanto riguarda i dati complessivi, a livello provinciale Perugia segna aumenti del 9,34 per cento per gli arrivi e del 5,47 delle presenze, mentre a Terni c’è stato un calo del 3,24 per cento per gli arrivi con invece una lieve crescita (0,62) di presenze. In provincia di Perugia, come detto, è andata molto bene nel comprensorio tuderte (più 33 per cento di arrivi), ma anche nell’Eugubino (19,16), nell’Alta Valle del Tevere, in Valnerina e nell’Assisano. Meno bene nel Perugino: arrivi cresciuti dello 0,45 per cento con un calo dell’1,24 per le presenze. In provincia di Terni si è salvato soltanto l’Amerino, con preoccupanti dati negativi per l’importante comprensorio orvietano: calo del 2,87 per gli arrivi e del 5,25 nelle presenze. Dopo il crollo del 2009 (in Umbria gli arrivi erano diminuiti del 7,8 per cento) e l’inversione di tendenza nel 2010 (più 4,24 per cento sempre per gli arrivi) nel 2011 sembra che la “ripresina” dell’anno scorso nel settore si stia irrobustendo.
La ripresina del turismo
Il settore in Umbria torna a crescere, ma arrivano meno stranieri. Male l’agriturismo e la provincia di Terni
AUTORE:
Enzo Ferrini