La Regula clericorum, o Regula portuense, è arrivata a Gubbio in esposizione temporanea presso il Museo delle memorie ubaldiene, fino al 15 novembre. Proviene da Roma, dall’archivio di San Pietro in Vincoli dei Canonici lateranensi, dove è custodito il prezioso codice manoscritto.
Si tratta di tre volumi, di cui al momento solo uno è stato studiato e pubblicato, grazie alla digitalizzazione ed all’interessamento degli esperti Filippo Paciotti, direttore della biblioteca di San Secondo (il cui priore è don Gabriele Paoletto) e di quella di Sant’Ambrogio; ed Elena Giglio e Patrizia Biscarini, in stretta collaborazione con la commissione scientifica del Centro di studi ubaldiani (attivo dal 1994 con l’edizione di alcuni “Quaderni ubaldiani”) di cui è presidente don Angelo Fanucci.
La Regula fu composta nel 1114, poi approvata nel 1116 da papa Pasquale II. Autore ne fu Pietro degli Onesti – di Santa Maria in Porto a Ravenna – detto “il Peccatore”, riformatore del costume materiale e morale dei Lateranensi, l’Ordine religioso cui apparteneva anche Ubaldo Baldassini. Regula che fece propria una volta eletto priore della canonica di San Mariano.
Questa iniziativa è significativa per la città che, a suo tempo, stentò a capire quel vescovo che finì poi per amare come maestro e padre benevolo.
L’inaugurazione della mostra è avvenuta in occasione della festa della Traslazione: è un’occasione che aumenta il fascino, il significato e l’interesse del Museo delle memorie ubaldiane, gestito ora da due volontarie cittadine ed aperto dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17,30, nei festivi dalle 15 alle 18. Presto un co-finanziamento tra diocesi, Comune e Regione permetterà l’installazione di un impianto di videosorveglianza per proteggere al meglio i tesori e le reliquie contenute all’interno della struttura.
L’esposizione temporanea della Regula è un’occasione significativa per gli eugubini, un momento fondamentale per avvicinarsi ancora di più a sant’Ubaldo e, ammirando quei manoscritti, conoscere un piccolo, grande tassello della sua vita. Mancano ancora ora elementi certi, ma probabilmente i preziosi manoscritti in esposizione potrebbero essere addirittura gli stessi di cui il Baldassini prese visione nel 1119 in occasione della visita effettuata a Ravenna a Pietro degli Onesti.