La Regione vara (o no) le ultime leggi. Tra le polemiche

REGIONE. Gli ultimi atti legislativi prima delle elezioni
L’aula del consiglio regionale dell’Umbria
L’aula del consiglio regionale dell’Umbria

Ha chiuso i lavori l’assemblea legislativa di palazzo Cesaroni. Con qualche polemica per la mancata approvazione di alcuni atti. Gli ultimi provvedimenti, prima dello scioglimento – per le elezioni fissate al 31 maggio – hanno interessato la disciplina della promozione della qualità nella progettazione architettonica, i danni causati dalla fauna selvatica, la disciplina della navigazione sul lago Trasimeno e le “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini”.

I primi tre (proposti dalla seconda Commissione) sono stati ammessi e approvati all’unanimità. L’atto “Norme per le politiche di genere” non è stato invece ammesso alla discussione. Ma anche il provvedimento sulle politiche giovanili non era arrivato in aula, per decisione della terza Commissione.

Il capogruppo regionale di Rifondazione comunista, Damiano Stufara, ha polemizzato sulla decisione di non portare in aula le proposte di legge sulle politiche di genere e sulle politiche giovanili, che “avrebbero contribuito a innalzare il livello di civiltà dell’Umbria”.

D’altro canto Oliviero Dottorini (Idv) ha sottolineato che “politiche di genere e proposta popolare sulla sanità sono le vittime sacrificali di questa fine legislatura. È grave che il Consiglio abbia rifiutato di affrontarle, venendo meno a impegni assunti da tempo. Oggi arrampicarsi sugli specchi non serve più a nulla”.

Di tutt’altro avviso Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia), secondo il quale “dietro la facciata di un sostegno alle nuove generazioni e alla tutela delle donne nei confronti della violenza maschile si voleva solo una celere approvazione di norme subdole, che nel lungo periodo avrebbero prodotto conseguenze devastanti”. Secondo il consigliere, “a margine della manovra di bilancio e prima del termine ultimo per legiferare nella IX legislatura (il 27 marzo alle ore 24) la maggioranza regionale, o parte di essa, ha provato a inserire dei provvedimenti con mere finalità elettorali”.

L’esponente dell’opposizione consiliare ha evidenziato che “le politiche giovanili presenti nel disegno di legge presentato dalla Giunta regionale erano infatti assolutamente paternalistiche, irrispettose della creatività delle nuove generazioni, e creavano una filiera clientelare ‘Regione-associazionismo-fruitore’ dall’evidente sapore elettoralistico.

Mentre la legge sulle relazioni uomo/donna potrebbe essere chiamata più propriamente ‘legge del genere’, un termine di cui si abusa nell’articolato, con lo scopo smaccato di creare confusione tra il termine ‘sesso’ e appunto il termine ‘genere’. In un futuro neanche troppo lontano – ha rilevato Lignani -, differenti associazioni, ispirate ai più svariati gusti sessuali (ognuno corrispondente a un genere) avrebbero potuto rivendicare la quota di loro spettanza indicata da questa norma, che infatti prevede per qualsivoglia incarico regionale (assessori, consiglieri di partecipate, revisori) una parità tra generi”.

AUTORE: E. Q.