Nell’ultima settimana prima dello stop estivo, la Giunta regionale ha preso diversi importanti provvedimenti. Tra questi anche la pre-adozione delle “linee guida” per l’interruzione volontaria della gravidanza farmacologica, nelle quali si stabilisce che l’aborto ottenuto con la somministrazione della pillola Ru486 debba avvenire in day hospital e non in regime di ricovero ospedaliero, come indicato nelle linee guida del Ministero. “L’atto pre-adottato dall’Esecutivo sarà comunque oggetto di una ulteriore fase di concertazione e confronto con le associazioni degli utenti e con gli organismi di pari opportunità per poi arrivare entro il mese di settembre all’attuazione del provvedimento” precisa la nota della Regione. Il dubbio è che si tratti di una consultazione puramente formale, visto anche il tempismo della decisione, arrivata a fine luglio (“esattamente come l’anno scorso” ha detto il capogruppo regionale dell’Udc, Sandra Monacelli) “profittando della pausa estiva” denunciano l’associazione Scienza e Vita di Perugia e il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria. Inoltre la delibera già prevede “una fase di sperimentazione” delle linee guida “della durata non superiore a 12 mesi, per verificare la necessità di apportare eventuali modifiche al percorso individuato”. Scienza e Vita e Forum famiglie hanno annunciato ricorso in via giudiziaria nonché decisa opposizione politica poiché, denunciano, “in questo modo la Regione Umbria si avvia di fatto verso pratiche di aborto a domicilio. Seguire l’indicazione di un ricovero ospedaliero fino al termine della procedura, così come previsto dalle indicazioni ministeriali e avvalorato da ben tre pareri del Consiglio superiore di sanità, avrebbe consentito di operare nel pieno rispetto della legge 194/78, garantendo quella reale tutela della salute delle donne che invece la nostra Giunta regionale dimostra di aver a cuore solo a parole” affermano, sottolineando che della legge sull’aborto condividono solo “le disposizioni a tutela della maternità”. Il presidente del Forum, Simone Pillon, ha già inviato una lunga “lettera aperta” dai toni molto duri al neo assessore regionale alla Sanità, il cattolico del Pd Franco Tomassoni. “È sicuro – chiede Pillon a Tomassoni – di voler cominciare il suo mandato firmando un provvedimento contro la vita nascente e contro la salute delle donne?”, e conclude proponendogli “uno scatto di sana coerenza alla sua vocazione al servizio del bene comune” rifiutando “di dare esecuzione al provvedimento in parola”. Fanno appello alla “trascorsa sensibilità” di Tomassoni “che auspichiamo non sopita” anche i consiglieri Pd di area Margherita, Andrea Smacchi e Luca Barberini. Per l’opposizione è una decisione che esprime “miopia ideologica” (Franco Zaffini, Costituente popolare) e “segna la sconfitta di tante battaglie femministe” (Sandra Monacelli, Udc). E per i consiglieri regionali del PdL, Maria Rosi e Alfredo De Sio è “ridicolo” un “ricovero pari a sole tre ore”. Sostegno alla Giunta arriva dalle democratiche umbre che, con la loro portavoce Anna Ascani, ritengono la pillola abortiva “rispettosa dell’integrità fisica e psichica della donna”, e dal Prc con il capogruppo Damiano Stufara per il quale le ragioni delle opposizioni sarebbero “ostruzionismi legati a dogmi, opportunismi e tatticismi politici”.
La Regione dà il via libera alla Ru486. Ricorso del Forum
La Giunta pre-adotta linee guida sulla pillola abortiva da somministrare in regime di day hospital, contro le indicazioni del Ministero
AUTORE:
Maria Rita Valli