L’apertura era attesa da tempo. Dopo sette anni di lavori, il Museo paleontologico “Luigi Boldrini” di Pietrafitta è finalmente diventato realtà. Giovedì 14 luglio l’inaugurazione ufficiale dei nuovi locali, realizzati in un’area poco distante dalla nuova centrale termoelettrica dell’Enel. Centinaia le persone intervenute, la maggior parte delle quali provenienti da Pietrafitta, come dai vicini Comuni di Piegaro e Panicale. Un pomeriggio di festa, con tanto di banda locale, per coronare un evento atteso dalla gente del posto ormai da diversi anni. La commozione era percepibile, soprattutto tra le persone più anziane. Ne sarebbe stato felice Luigi Boldrini, a cui è stato dedicato il museo, un assistente capo turno della miniera di lignite della centrale di Pietrafitta, il primo a rendersi conto, a metà degli anni Sessanta, dell’importanza di ciò che giorno dopo giorno stava venendo fuori dai lavori di estrazione della lignite della miniera a cielo aperto, rimasta in funzione fino alla fine degli anni ’90. Migliaia i reperti rinvenuti, tra cui resti di vertebrati (elefanti, cervi, castori, rinoceronti, pesci, anfibi, rettili, uccelli), invertebrati (molluschi e insetti), macroflora (legni, semi, infruttescenze e foglie) e pollini. Una raccolta che per varietà e numero delle specie è una delle più importanti d’Europa. Solo negli anni Ottanta l’Enel e la Soprintendenza archeologica per l’Umbria, con l’assistenza scientifica dell’Università di Perugia, si incaricarono di raccogliere e conservare i reperti. Finalmente ci si accorge dell’importanza paleontologica del giacimento di Pietrafitta, con “solo” venti anni di ritardo rispetto all’intuizione di Boldrini. La nuova struttura, di circa 3.000 metri quadrati su pianta circolare, è posta in prossimità dell’abitato di Pietrafitta (un cartello sulla sinistra della strada ne indica l’ubicazione). All’interno le migliaia di reperti, risalenti al Pleistocene, rinvenuti in circa trent’anni di scavi, dal 1966 a metà degli anni Novanta, sono raccolti all’interno di un grande salone espositivo. La struttura prevede anche un laboratorio di restauro e manutenzione e una sala proiezione dove i visitatori potranno assistere alla visione di filmati sulla storia dei fossili. Tra i reperti recuperati è consistente la presenza di resti dell’elefante meridionale. Resti che sono stati collocati in culle di cemento armato e in teche di vetro. All’inaugurazione, coordinata dall’assessore alla Cultura e al turismo Miriana Marabissi, erano presenti i sindaci del Comune di Piegaro e di Panicale, Andrea Caporali e Luciana Bianco, il presidente della società Valnestore Sviluppo, Enzo Patalocco, alcuni dirigenti dell’Enel, il presidente della Comunità montana – associazione dei Comuni Trasimeno Medio Tevere, Massimo Bianchi, il soprintendente per i Beni archeologici dell’Umbria Mario Pagano e il presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Per il momento la gestione del museo sarà provvisoria, in attesa del bando che la società Valnestore prevede di pubblicare nel prossimo autunno. Manuela AcitoGLI ORARIIl museo sarà aperto ogni venerdì e sabato, dalle 10 alle 18 e la domenica, dalle 11 alle 18. Biglietto 5 euro. Sono previste anche una serie di visite guidate gratuite, (senza prenotazione): venerdì 22 luglio, ore 16.30, a cura di Angelo Barili del Cams; venerdì 29 luglio, ore 17, a cura di Enrico Squazzini, paleontologo; sabato 13 agosto, ore 17, a cura di Angelo Barili; sabato 20 agosto, ore 17, a cura di Enrico Squazzini.