La parola non tradì la Parola

Centro ecumenico. Incontro sulle origini dei Vangeli

Forse i trent’anni più decisivi, per la storia del cristanesimo, non furono quelli della vita di Gesù ma il periodo compreso tra il 30 e il 60 d.C. circa, vale a dire il ‘vuoto’ tra la morte di Gesù e la stesura del primo Vangelo (quello di Marco). Che cosa sia potuto succedere in quei tre decenni è stato ben sintetizzato da padre Giulio Michelini, noto biblista francescano, nella conferenza tenuta il 19 marzo al Centro ecumenico di Perugia, dal titolo ‘Le origini del cristianesimo: oralità e scrittura’. Secondo molti studiosi, dal Settecento a oggi, in quel ‘vuoto’ di trent’anni sarebbe avvenuto di tutto: i discepoli avrebbero alterato le notizie su Gesù, inventando che fosse il Figlio di Dio, che avesse fatto miracoli, che volesse morire per i nostri peccati e che fosse risorto. Questo modo di pensare è ancora profondamente radicato nella attuale cultura laicista. In America, il più importante studioso di questo filone è Barth Ehrman. In Italia, si pensi alla pubblicazione nel 2006 del Vangelo di Giuda, o alla Inchiesta su Gesù di Corrado Augias e Mario Pesce. In tutti questi casi, si parte dal presupposto che il Gesù raccontato dai testi non canonici sia quello autentico; la Chiesa avrebbe adattato alle proprie esigenze la vita di Cristo per mettere a tacere i propri avversari, condannandoli come eretici. Tutto falso, secondo padre Michelini. Anzitutto, i Vangeli detti ‘apocrifi’, essendo stati scritti molto tempo dopo, non potevano fare concorrenza a quelli della Chiesa. In secondo luogo, i testi gnostici ecc. mostrano di non essere affatto oggettivi, ma di parte. Infine, chi l’ha detto che trent’anni siano un periodo così lungo da permettere di sfalsare completamente gli eventi? Qui intervengono infatti le ricerche compiute sulla trasmissione orale in Medio Oriente: un tipo di comunicazione che ancora oggi funziona benissimo, ed a maggior ragione due millenni fa, quando la scrittura era poco diffusa. A studiare questo aspetto è stato in particolare Kenneth Bailey, trascorrendo decenni nei villaggi della Palestina. Con risultati sorprendenti: sotto la sorveglianza degli anziani del villaggio, poesie, proverbi ed eventi importanti vengono trasmessi con la massima fedeltà non solo lungo gli anni, ma i decenni. Questa fu la cultura in cui nacque e si diffuse il cristianesimo; perciò si può essere ottimisti sui fatti narrati nei Vangeli. L’unico rammarico, in conclusione, è che di fronte a una forte domanda di conoscere meglio Gesù, spesso i predicatori e gli scrittori cattolici non sappiano dare risposte accattivanti, oltre che veritiere.

AUTORE: Dario Rivarossa