Attenti a come giocano! Chi non va allo stadio non potrà capire se un calciatore gioca bene o male, se ci si mette con la testa e quindi con l’attenzione, l’entusiasmo e la tensione necessaria (non mi pare appropriato il termine “cattiveria”, troppo usata in ambito sportivo) oppure adopera solo i piedi senza concentrazione. Un vero tifoso può capire, e infatti nel dopo-partita si animano discussioni a non finire perché ognuno “ha capito”…
Chi di noi non ha ascoltato qualcuno di questi discorsi in un bar o in una sala d’attesa del medico o dell’ospedale? Discorsi e discussioni benemerite, che servono a socializzare e allentare la tensione sui temi della politica o del disagio sociale, che rischiano di sedimentare nell’animo disprezzo e odio tra avversari di partito, e anche tra membri dello stesso partito. L’odio dell’avversario politico costituisce un ostacolo alla collaborazione cittadina, facendo perdere di vista il bene comune. Un partito di opposizione è felice se la Giunta fallisce un obiettivo e va male il bilancio, non curandosi del danno alla popolazione e godendo dello scacco dell’avversario.
In ambito sportivo resiste almeno la coesione per una squadra, la propria, cittadina o quella del cuore. Purtroppo, anche in questo campo si incontrano eccessi e turbolenze, e perfino violenze provocate prevalentemente da persone “disturbate” che vanno allo stadio per scaricare sfoghi privati. Sarebbe troppo bello se si facesse sport per spirito di divertimento, per momenti di ricreazione e distrazione dai pesi della vita; puro gioco disinteressato e libero da ogni forzatura, come un leggero manifestarsi di forza e armonia di gesti e movimenti, quasi una danza sciolta dai pesanti vincoli della materia.
L’elogio dello sport, però, qui si ferma per la recente notizia delle partite truccate. È una vergogna. E questo, anche lo sportivo più accreditato non riesce a scorgerlo. Tra un errore voluto e uno fatto per mancanza di attenzione o di energia non è facile neppure per un arbitro distinguere. Ci possono essere dei sospetti, ma vai a dimostrare che quello ha sbagliato perché non ha visto o non ha avuto l’energia o gli è girato male il piede o chissà perché. La scoperta della manipolazione della gara è stata ottenuta solo attraverso le intercettazioni telefoniche.
Anche nel gioco ci vuole la coscienza. Chi non ce l’ha, inquina tutto e coinvolge tutti. Sapere di avere assistito a una stupenda partita con tutta la poesia del caso: l’aria aperta, la folla variopinta con persone di tutte le età insieme e tutti uguali, i movimenti delle squadre, gli improvvisi silenzi dei momenti critici, il fruscio dell’erba verde sotto le velocissime scarpette con i tacchetti ai piedi dei calciatori… e venire poi a sapere che tutto era falsato, inquinato da un patto segreto di alcuni che dovevano piegare la partita in un certo modo per favorire interessi economici, ha il sapore di una beffa. Prendere in giro migliaia di persone e gettare la diffidenza su ciò che – per definizione e per storia – dovrebbe essere l’attività umana più disinteressata del mondo, è una pessima delusione e un gravissimo danno sociale.
È la corruzione che pervade tutto come una esondazione che non risparmia più niente e nessuno. Ne siamo tutti danneggiati, anche economicamente, perché perdendo fiducia si perde la partecipazione, la stima degli altri, non ci si fida di nessuno. Anche perché, in questo gioco al massacro, non ci sono solo calciatori che perlomeno sudano in campo, ma personaggi che girano attorno al fenomeno calcio (e forse anche ad altri sport) per fare i propri interessi che, detto senza enfasi, sono sporchi. Si poteva e doveva a pieno titolo ritenere che il calcio fosse l’ultimo lembo di terra ancora vergine e conservarlo tale, mentre è stato sommerso dai liquami della corruzione.
È proprio vero, e ne ha parlato anche il presidente dei vescovi card. Bagnasco: se non c’è la coscienza, non si salva niente.