La nostra realtà quotidiana

Un altro giovane vigile del fuoco, che si sacrifica nell’esercizio del suo lavoro, per salvare il camionista di un’autocisterna carica di gas finita in un dirupo martedì scorso. Una disgrazia simile a quella in cui ha perduto la vita Simone Renoglio quindici giorni fa nelle acque limacciose di Castel Giubileo. Un’altra vicenda molto triste quella del giovane disoccupato che ruba una borsa ad un signora e quando lo prendono le forze dell’ordine scoprono che aveva in macchina una donna, la moglie e un bambino. Un giovane incensurato che ha dichiarato che per vivere non gli resta che andare a rubare. Piccoli fatti che nella scena dei media occupano brevi e sfuggenti notizie. Ce ne sono molti altri nelle pieghe dei giornali che dovrebbero suscitare maggiore attenzione, per farci ricordare che esiste una realtà quotidiana fatta di problemi di persone e di famiglie, di lavoro onesto fino al sacrificio e all’eroismo, di disagio sociale a causa di disoccupazione, sottooccupazione e povertà. Si parla in questo numero del nostro periodico di vita, di aborti, di famiglie, temi per i quali ognuno può fare qualcosa nell’ambito delle sue possibilità, per migliorare la qualità della vita e dello sviluppo sociale. Dico questo perché in questo momento corriamo il rischio di andare dietro fino al parossismo alle grandi questioni della guerra contro l’Iraq, delle alleanze, di chi è a favore di chi è contro, magari solo per partito preso, senza un approfondimento delle ragioni e delle conseguenze. Noi su questo punto siamo schierati, senza fanatismi e senza fondamentalismi sulla posizione anche recentemente proposta dal Papa e dai vescovi di tutto il mondo, compresi quelli degli Stati Uniti. Ma mentre preghiamo e ci adoperiamo per la pace dobbiamo costruire un mondo giusto e pacifico nell’ambiente di vita quotidiana con lo sguardo attento ai nostri vicini, al nostro presente e al nostro futuro. In Italia ci sono problemi reali che non possono essere disattesi per la polarizzazione sulla questione se un determinato processo debba essere svolto a Milano o a Bergamo, scatenando reazioni che spaccano il Paese in due. C’è da provocare piuttosto coesione e avvicinamento di tutti per la soluzione concordata dei problemi del lavoro. La scomparsa dell’avvocato Giovanni Agnelli, con tutto quello che si è detto, induce a riportare la riflessione sulla crisi delle nostre aziende produttive, sul rinnovamento delle istituzioni, sul controllo dei conti pubblici, sulle politiche familiari e sociali. Un editorialista del Sir, Francesco Bonini, ha scritto: “Il tempo stringe. Siamo ad un passaggio storico per il sistema-paese: le sfide della ristrutturazione di interi sistemi produttivi rappresentano una priorità, che dopo la mobilitazione per l’euro i due schieramenti politici hanno forse dimenticato o si sono rimpallati con polemiche a corto respiro”. Sembra, in altri termini, che si alzino grandi polveroni e quando saranno diradati, ci si dovrà accorgere che siamo diventati più poveri e più insicuri. Chi ha in mano le responsabilità della cosa pubblica dovrebbe usare il proprio potere, anche comunicativo, per costruire e trovare punti di convergenza operativa piuttosto che alimentare polemiche più o meno fondate.

AUTORE: Elio Bromuri