La festa annuale del santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza ha messo a tema il 50° anniversario della Dedicazione della basilica, ultima opera cui ha atteso personalmente la beata Madre Speranza.
Pur nella limitatezza dello spazio disponibile desideriamo mettere in evidenza i contributi di tre ecclesiastici che hanno presieduto concelebrazioni nei giorni 26 e 27 settembre: mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, e il nostro vescovo mons. Benedetto Tuzia.
Mons. Cancian, a proposito di questo appuntamento annuale, ha sottolineato come “la festa dell’Amore Misericordioso possa considerarsi come un’anteprima del prossimo Giubileo della Misericordia, una straordinaria opportunità che Papa Francesco, ispirato dal Signore offre alla Chiesa e al mondo…
‘Misericordiosi come il Padre’ ci chiede Gesù. Significa che Dio è misericordia e che noi siamo chiamati a diventare misericordiosi. Umanamente impossibile, se intendiamo la misericordia non come un semplice sentimento degli uomini pii, un’emozione, una sorta di elemosina, un optional che lascia le cose come sono. È venuto Gesù a insegnarcela, invitandoci a ‘imparare cosa vuol dire’. Ce l’ha insegnata accogliendo i peccatori e perdonandoli, avendo compassione dei malati e guarendoli, offrendo la sua vita per tutti…
Papa Francesco – ha sottolineato ancora mons. Cancian – giustamente insiste molto su questo tema. Parla della ‘rivoluzione della tenerezza’, della misericordia come ‘via che la Chiesa deve percorrere perché è la via percorsa da Gesù, la via tracciata dal Vangelo’”.
Il card. Antonelli, domenica 27 nel corso dell’omelia ha detto: “Papa Francesco ha indetto il Giubileo della Misericordia, per rafforzare la nostra fiducia nell’amore misericordioso di Dio e per chiamarci a diventare noi stessi segno e presenza di esso davanti a tutti, specialmente davanti ai poveri, ai malati, ai sofferenti, ai peccatori.
Accoglieremo in noi la divina misericordia e la testimonieremo agli altri nella misura in cui vivremo la virtù teologale della carità, secondo le indicazioni dell’apostolo Paolo che abbiamo udito nella seconda lettura… È bello avere grandi desideri e affidarli al Signore nella preghiera; ma di solito non è in nostro potere fare grandi cose. ‘Il Signore – ci insegna Madre Speranza – non guarda la grandezza delle cose che si fanno, ma il sacrificio e l’amore con cui si fanno’ (El pan, 21)”.
“In questa domenica – ha detto mons. Tuzia, che ha presieduto la concelebrazione delle 18.30 – inoltre celebriamo l’eco, la risonanza di questo mistero di amore misericordioso nella vita e nella testimonianza della beata Madre Speranza: un’esistenza umile, nascosta, ignota a tutti, ma che in virtù del suo carisma, del dono particolare concessole da Dio, ora, particolarmente in questo anno giubilare che inaugureremo, splende messaggera e strumento della misericordia di Dio. L’intera sua vita – ha proseguito – ogni sua parola è evento di misericordia…
Occorre osservare che, nonostante l’insegnamento biblico, per lungo tempo la categoria della misericordia è sembrata dimenticata anche nella vita della Chiesa. Il risveglio è iniziato con il Concilio Vaticano II. In particolare Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura così si esprimeva: ‘La Sposa di Cristo ora preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che della severità’.
Da allora – ha affermato mons. Tuzia – è iniziato un cammino fino alla Evangelii gaudium, ove l’espressione misericordia appare come un motivo-guida, ricorrendo per ben 35 volte. Viene indicata la più grande delle virtù, come cuore del messaggio di Cristo, la colonna di sostegno, l’architrave di una autentica spiritualità cristiana”.