L’Africa resta nel cuore dei missionari. È così anche per don Fernando Benigni e don Edmund Kaminski, che hanno trascorso le vacanze estive nella missione di Ntambue, dopo avervi svolto un’intensa attività per diversi anni. Una presenza nata da un’emergenza, quella di riesaminare la situazione nella missione di Ntambue, che ha dato alcune risposte importanti e forse, per alcuni aspetti, inattese. Ntambue, dopo aver beneficiato della presenza di vari sacerdoti che, per quasi venti anni, si sono alternati nell’attività di cooperazione tra due diocesi lontane, dagli stessi don Fernando e don Edmund a suor Paola, don Ivano, don Maurizio e don Leopoldo, ora fa affidamento su don Sergio, che dai prossimi giorni sarà affiancato da un sacerdote della diocesi di Kananga, incaricato dal vescovo Marcel Madila di sostenere l’attività pastorale e di prima evangelizzazione nella vasta zona di Ntambue. Qui si trovano 108 piccoli villaggi e 4 centri pastorali: Ntambue, Cisenge, Kalomba, Nkonko Ciele. Tra le tante opere realizzate in questi anni per l’evangelizzazione e la promozione umana è da ricordare anche la collaborazione avviata con l’Università del Kasai, che don Edmund e don Leopoldo hanno sostenuto direttamente come insegnanti nella facoltà di Informatica, e collaborando con la diocesi per la stampa dei testi di catechismo per i bambini che si preparano alla comunione e alla cresima. Incoraggiante il fatto che, dopo un periodo d’incertezza, da questa attività estiva siano emerse nuove prospettive. ‘Innanzi tutto – spiega don Fernando Benigni, direttore del Centro missionario diocesano – l’opportunità grande è quella di rinsaldare la cooperazione tra le due diocesi, di qualificarla con il vescovo di Kananga che verrà a parlare ai nostri sacerdoti e laici, e con il vescovo di Terni che è stato invitato a recarsi personalmente nella missione. Opportunità che nascono dall’esame di quanto fatto in questi venti anni dai sacerdoti della nostra diocesi in Congo, inseriti nella pastorale locale di prima evangelizzazione delle nuove comunità cristiane che si stanno sviluppando nel territorio della missione. Ora è necessario – aggiunge – sensibilizzare il clero e le comunità cristiane, le famiglie, perché ci siano altre persone che diano la loro disponibilità ad un’esperienza di laicato missionario, che è certamente arricchente per tutti. Il futuro della missione sarà proporzionato alla decisione, che tutti auspicano, di continuare questa cooperazione portata avanti finora grazie alla presenza di persone di buona volontà e con il contributo del Centro missionario diocesano. L’Africa, infatti – sottolinea don Fernando -, ha risorse grandi, da cui può crescere uno scambio di doni vicendevole. Penso alla loro intensa partecipazione alla liturgia, alla grande importanza della famiglia e della donna madre, valori che in Occidente si stanno perdendo. Personalmente ho riscoperto i grandi doni che può dare l’Africa a tutti noi, laici e sacerdoti, sia a livello di valori umani, sia nel rivalutare il senso di essere Chiesa comunità, Chiesa famiglia allargata. La Chiesa è la prima società globalizzata che si confronta con l’opportunità del dare e del ricevere, valori grandi in una povertà esteriore e materiale. Sarebbe interessante favorire una presenza dei nostri giovani e seminaristi, che si preparano al sacerdozio, in questa terra di missione’. Prospettive da valutare, mentre ci si avvia a celebrare i venti anni della missione diocesana a Ntambue.
La nostra Africa
Diocesi. A vent'anni dalla nascita della missione di Ntambue, occorre la disponibilità di nuove leve, anche di laici
AUTORE:
Elisabetta Lomoro