La nomina di don Cesare Provenzi (era parroco a Torchiagina) inizierà il 1’ottobre e l’ingresso in parrocchia avverrà domenica 17

Don Cesare parroco di San Rufino

La notizia si è diffusa con una rapidità proporzionale all’attesa: don Cesare Provenzi è stato nominato parroco della parrocchia di San Rufino in Assisi. Don Cesare, nato il 25 luglio 1962 a Martinengo (Bg) da una famiglia contadina, dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta in Assisi il 23 settembre 1995, fu destinato alla parrocchia di Torchiagina – S. Gregorio, che ha saputo animare grazie ad un innato dinamismo. Con disponibilità ed obbedienza, il giovane sacerdote accettava altri incarichi: segretario personale del vescovo Goretti, cerimoniere vescovile, condirettore della Caritas diocesana, presidente della Fondazione SS. Rufino e Rinaldo, operante nel settore dei centri di accoglienza e sensibile allo sviluppo del mercato equo-solidale, inoltre vicario foraneo della vicaria di Bastia: esperienze estremamente utili per una formazione rigorosa. A don Cesare abbiamo rivolto qualche domanda. La nomina a “primo responsabile” della parrocchia di S. Rufino è giunta inattesa? “In merito alla successione di don Giuseppe Rossetto ero a conoscenza di un movimento in seno al clero; ma per la cattedrale ero certo di essere fuori gioco. Il fatto poi che si vociferava anche il mio nome mi dava ansia e preoccupazione”. Quando è stato notificato il mandato di parroco? “Ufficiosamente i primi di agosto con alcune riserve, in seguito il 19 dello stesso mese ho ricevuto la conferma ufficiale. La mia nomina inizierà il 1’ottobre prossimo e l’ingresso in parrocchia potrebbe verificarsi domenica 17 dello stesso mese con una celebrazione nel corso della quale si darà anche il saluto al vice parroco don Fasolini che prenderà il mio posto a Torchiagina”. Non sarà arduo “muovere i passi” in una realtà parrocchiale tanto prestigiosa quanto gravosa? “Vorrei anzitutto osservare e conoscere la parrocchia di S. Rufino, creare un clima di corresponsabilità con i gruppi e le confraternite. Spero in un lavoro sereno, cordiale, unitario, senza né interferenze né pregiudizi”. Quali parole desidera rivolgere ai parrocchiani di Torchiagina – S. Gregorio e ai suoi più diretti collaboratori? “Lasciare Torchiagina costa sacrificio; più che una comunità per me è una famiglia; con questa gente sono cresciuto e mi sento come un figlio che lascia la sua casa. Dai parrocchiani e dagli operatori pastorali ho già ricevuto la promessa che continueranno con responsabilità a portare avanti il loro impegno”.

AUTORE: Francesco Frascarelli