La morte di Maria una ferita profonda

Molte parole, forse anche troppe, sono state dette e scritte sulla tragica fine della bambina di Città di Castello. La ferita però rimane per tutta la comunità

L’efferato omicidio della piccola Maria Geusa ha causato una ferita anche nel tessuto sociale dell’Alta Valle del Tevere, da Città di Castello a Sansepolcro, passando per Sangiustino. Molte parole, forse anche troppe, sono state dette e scritte a questo riguardo. La ferita però rimane. Rimane perché una bambina è morta. Rimane perché il nome di Città di Castello, di San Giustino, di Sansepolcro è stato macchiato da un fatto gravissimo. Come si potrà rimarginare questa ferita? Anzitutto lasciando che la giustizia compia il suo corso, completamente, obiettivamente, cercando solo di ricostruire e di giudicare tutta la verità, orrenda, che ha condotto una povera bambina di nemmeno 3 anni d’età a morire. Ancora, la ferita si rimarginerà quando “le istituzioni pubbliche, la scuola e le organizzazioni sociali” sapranno “guardare avanti, senza rimuovere dalla propria memoria l’innocenza vilipesa di una bimba”; anzi, sapranno prendere spunto da questa vicenda “per valutare se la rete articolata e diffusa dei servizi, pienamente in grado di proteggere nella normale quotidianità coloro che sono più indifesi, non debba ricercare quel qualcosa in più per far fronte anche ad eventi straordinari ed in apparenza imprevedibili”. Sono questi alcuni dei concetti espressi dal sindaco di Città di Castello, Fernanda Cecchini, nella lettera aperta inviata alla città nei giorni scorsi. La ferita sarà rimarginata nel momento in cui tutta la comunità cristiana saprà fare silenzio attorno a tutta la vicenda: non per dimenticarla al più presto, magari aspettando che accada qualcos’altro da qualche altra parte dell’Italia che prenda il sopravvento e faccia parlare di sé; piuttosto per pregare Gesù Cristo che si è addossato il peccato dell’umanità, per davvero. Questo vuol dire che egli ha preso sulle sue spalle tutto l’orgoglio umano, tutta la ribellione aperta o sorda a Dio, tutta la lussuria, tutta l’ipocrisia, tutta la violenza e l’ingiustizia, tutto lo sfruttamento dei poveri e dei deboli, tutta la menzogna, tutto l’odio che è cosa tanto terribile. Gesù Cristo si è addossato il “Mysterium iniquitatis” che ha istigato anche l’omicidio di Maria. La ferita sarà rimarginata non quando si sarà trovato un capro espiatorio, oppure ci si sarà accontentati di dire: “se ci fossi stato io…!”, ma quando tutta la società riuscirà ad essere solidale: cioè quando tutte le persone saranno in grado di prendere reciprocamente i pesi gli uni degli altri: quando saranno in grado di proteggere tutti i piccoli, siano essi bambini, o deboli, o emarginati, o disoccupati… La ferita sarà rimarginata quando ciascuno smetterà di voler cambiare gli altri, ma penserà seriamente a cambiare se stesso. Padre Raniero Cantalamessa scrive che “buona parte dei mali e dell’infelicità che affliggono le famiglie, la comunità, la stessa società e la Chiesa dipendono dal fatto che ognuno giudica e mette sotto accusa gli altri, anziché giudicare e mettere sotto accusa il proprio peccato”. Può essere vero anche questa volta? Se la risposta è affermativa facciamo silenzio, piangiamo e preghiamo… il di più viene dal maligno.

AUTORE: Francesco Mariucci