Uscire per annunciare la Misericordia di Dio è il titolo della lettera pastorale 2015-16 (in fase di distribuzione) nella quale il vescovo Mario Ceccobelli sintetizza le linee guida per la Chiesa diocesana.
Nell’introduzione, l’elenco degli eventi più importanti del 2016: Anno santo della Misericordia, Convegno di Firenze, i 1.600 anni della lettera di Papa Innocenzo I al vescovo di Gubbio, Decenzio (19 marzo 416), la Settimana liturgica nazionale.
La lettera entra subito nel vivo con alcuni spunti per vivere al meglio l’anno pastorale, sintetizzati in due termini: uscire e misericordia.
Per illustrare il primo si utilizzano le parole di Papa Francesco: “Uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. “Ciascuno di noi – osserva Ceccobelli – è chiamato a uscire dai suoi rifugi, dalle sue posizioni pregiudiziali, dai suoi convincimenti, dalle forme legate alle devozioni tradizionali” per “raggiungere l’uomo moderno, sovente prigioniero della cultura dell’effimero”, attraverso “la via del cuore e dei sentimenti”, ma soprattutto “con la testimonianza della vita”.
Un percorso che deve coinvolgere quanti svolgono compiti educativi, comprese le comunità parrocchiali. A tale proposito c’è un fermo richiamo al ruolo della parrocchia, che “deve porsi in un atteggiamento nuovo” non solo “nel rispondere alle richieste dei parrocchiani nel fornire i servizi”, ma cercando di “coinvolgere i fedeli nel cammino di fede della comunità avvalendosi del sostegno dei collaboratori pastorali”.
Seguono le riflessioni, con l’ausilio dei testi sacri, sulla misericordia di Dio, ricordando “una per tutte, la bellissima parabola del figlio prodigo, che piuttosto dovrebbe essere chiamata parabola del padre misericordioso”. “Non chiudiamoci in noi stessi – la raccomandazione del Vescovo -, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui”.
Il verbo uscire è legato al sostantivo misericordia, prosegue il presule, ricordando che “l’uscita da noi stessi, dalle nostre strutture per incontrare il mondo ha un unico scopo, quello di annunciare con la vita che il Dio di Gesù Cristo è il Dio delle misericordie”.
Nell’ultima parte, indicazioni “utili per vivere sempre più la nostra identità di Chiesa che esce per annunciare la misericordia di Dio”, soffermandosi su una tradizione popolare ancora radicata: la Benedizione delle famiglie nel tempo quaresimale. “Mai e poi mai un parroco può rinunciare a questa forma di uscita”: sarebbe “come tagliare un cordone ombelicale che lega ancora tanta gente alla Chiesa”.
A proposito del suggerimento dell’Assemblea diocesana di recuperare la pratica dei Centri d’ascolto, si ritiene opportuno, per ora, “curare con una adeguata preparazione quei momenti aggregativi già presenti nelle nostre parrocchie” quali le novene, il mese di maggio, il rosario nella casa del defunto, i tridui celebrati nelle comunità parrocchiali. C’è anche una esortazione a “incentivare la pratica della lectio divina”, l’impegno a costituire “una équipe itinerante” per aiutare a scoprire sempre più tale pratica, la sollecitazione a “un impegno sociale, che a volte sembra essere un po’ debole nella nostra vita ecclesiale”.
Infine la raccomandazione di una forte attenzione “ai poveri e alle situazioni di grave disagio che alcune famiglie vivono”, e a quella “nuova forma di povertà, dilagante in particolare tra le giovani generazioni: la mancanza di lavoro”. Se necessario, “a ogni liturgia domenicale un incaricato della Caritas faccia un appello per il sostegno ai poveri della comunità”.