Nessuna condanna. E il fatto fa scandalo. Forse davanti all’adultera Gesù ricorda la storia di sua madre che, incinta per opera dello Spirito santo, sarebbe stata lapidata se Giuseppe, uomo giusto secondo la Legge, non avesse ascoltato lo Spirito. L’Immacolata e la peccatrice, entrambe davanti a un’atroce pena. È mattina, il Maestro ha trascorso la notte sul monte degli Ulivi, è salito al Tempio e ora, mentre sta insegnando alla gente, viene interrotto dagli scribi e dai farisei che irrompono per tendergli un tranello. Gli conducono una donna sorpresa in adulterio, la mettono in mezzo, lei e il suo peccato, e lo sfidano: “Tu che ne dici? Mosè ci ha comandato di lapidare donne come questa”. Comunque egli risponderà, potranno accusarlo o di trasgressione della Legge, o di contraddizione verso la sua dottrina di misericordia. Insomma, da che parte stai? Sei dalla parte della legge o no? Non c’è via d’uscita: gli scribi e i farisei sono lì ad aspettare la condanna, ciascuno pronto con la propria pietra in mano, perché l’adulterio va punito con la morte per lapidazione. Parlano in nome della Legge, ma in realtà stanno deformando la Legge, la stanno adulterando. Infatti avrebbero dovuto portare davanti a Gesù anche l’uomo colto con la donna in flagrante: “Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte” (Lv 20,10). In questo tribunale improvvisato si attende dal Maestro la sentenza che lo incastrerà.
Ma Gesù scavalca i loro pensieri e non dice “lapidatela” né “non lapidatela”, ma “chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei”. Chi può ritenersi senza peccato? Se va punita la peccatrice, non siano i peccatori a punirla; se va osservata la Legge, non siano i violatori di essa a imporne il rispetto. Gesù non svergogna i suoi avversari, ma con saggezza li invita a guardarsi nella Legge come in uno specchio prima di usarla per condannare la donna. Colpiti da queste parole, uno dopo l’altro, se ne vanno. La donna è salva. Molto più che per clemenza, è salva per amore! Gesù non abolisce la Legge mosaica, ma la porta a compimento, al vertice, alla sua pienezza che è l’amore. Va pagato con la morte il peccato grave di adulterio? Lui, il Giusto, pagherà morendo al posto della peccatrice perché lei viva! Felice scambio, dice sant’Agostino: nell’Antica Alleanza muore il peccatore, ma nella Nuova Alleanza tutto si capovolge, e Colui che non ha commesso peccato muore in croce al posto del peccatore. Il processo è chiuso, potrebbe concludersi qui l’episodio, e invece no, Gesù va oltre. Restano soli Gesù e la donna, “la misera e la Misericordia”, dice Agostino, e ora il Maestro parla proprio a lei, un’adultera. “Donna” la chiama, non con il disprezzo degli accusatori (“Questa donna è stata sorpresa… donne come questa…”) ma con il rispetto con cui si rivolgerà a sua Madre (“Donna, ecco tuo figlio”) perché per lui quella è una persona preziosa, ancora degna di stima.
E cosa le dice? “D’ora in poi non peccare più”, le fa il dono di una vita nuova. L’adultera non solo non muore, ma rinasce. Perché Dio, “ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ef 2,4-5). Un giorno un oratore tira fuori dalla tasca una banconota da 500 euro, e sventolandola chiede agli uditori: “Chi la vuole?”. Molti alzano la mano, e lui dice: “Sì, a qualcuno la darò, ma prima faccio un’altra cosa”. Prende la banconota, l’appallottola, la getta a terra e la calpesta. Poi la raccoglie sporca e malconcia e chiede: “Chi la vuole ancora?”. Molte mani si alzano. “Amici miei – dice lui – oggi avete imparato una preziosa lezione. Non importa se la banconota è zozza e rovinata, voi la volete lo stesso perché il suo valore non è diminuito, vale ancora 500 euro. Anche se malconci e sporchi, siamo sempre degni dell’amore di Dio, perché l’uomo non è il suo peccato. Smettiamo di giudicare il prossimo e noi stessi solo in base agli errori commessi, impariamo che non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (Rm 8,1) perché, malgrado i peccati, le scelte sbagliate, i fallimenti, ogni uomo agli occhi di Dio non perderà mai il valore immenso da lui attribuito a ogni figlio: tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo (Is 43,4)”.