Dieci giorni dopo aver avuto la notizia, che ha sorpreso lui prima di chiunque altro, che papa Francesco lo vuole nel Collegio cardinalizio, l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ci riceve per una breve intervista. Nel suo studio il grande tavolo da lavoro solitamente pieno a metà di lettere, giornali, faldoni che riguardano decisioni da prendere o situazioni da conoscere, ora è colmo. Un contributo lo hanno dato i numerosi telegrammi, messaggi, lettere di augurio e congratulazioni che ha ricevuto da ogni dove e da tanta gente, dalle persone semplici ai suoi colleghi vescovi e futuri colleghi cardinali, dalle autorità locali delle città e regioni delle quali è stato vescovo prima di venire a Perugia. In questi dieci giorni mons. Bassetti non ha voluto cambiare i suoi impegni: la settimana scorsa ha partecipato come da programma e come ha fatto negli anni scorsi, al ritiro spirituale con i suoi preti a Foligno. Tornato a Perugia ha incontrato gli operatori Caritas nella nuova sede e parlando con loro ha espresso il suo intento di riservare la sua prima visita ‘da cardinale’ ai carcerati “che non possono venire a salutarmi”. Ha celebrato la giornata dei Migranti aprendo la Visita pastorale, ha tenuto udienze il martedì come al solito e il mercoledì, quando ci riceve per l’intervista, lo ha dedicato tutto a visitare i suoi preti anziani o ammalati. Non sono visite formali ma espressione dell’affetto e della cura che come vescovo sa di dovere ai suoi ‘primi collaboratori’ e lo fa con la schiettezza e affabilità che tutti conoscono. E giovedì lo ha trascorso a Roma per uno dei due incontri mensili che lo impegnano alla Congregazione dei vescovi. “È stanco?” gli chiedo e, sorridendo, fa un breve riassunto della mattinata: sveglia alle 5 e dalle 8 alle 12 in visita ai preti. Nel poco tempo che è in curia deve rispondere alle mie domande e poi parlare con i suoi collaboratori, rispondere alle telefonate…. A pranzo avrà un ospite e alle 14.30 ripartirà per altre visite. Ritmi che fiaccherebbero anche un giovincello e che lui, a 72 anni, riesce a sostenere senza perdere il sorriso e la voglia di fare battute, da toscano verace qual è.
Mons. Bassetti, come ha vissuto questi giorni?
“Non è facile metabolizzare queste due chiamate, quella alla Congregazione dei vescovi e quella al cardinalato, che richiedono disponibilità di tempo e soprattutto grande discernimento perchè si tratta di un servizio che va direttamente al cuore della Chiesa”.
Con questi nuovi incarichi cambierà la sua vita?
“Devo riuscire a calibrare meglio gli impegni in diocesi ridistribuendoli con il vicario generale, i vicari episcopali e i collaboratori”.
Molti si chiedono se resterà in diocesi…
“Posso dire che tutti gli incarichi che il Santo Padre mi ha affidato sono strettamente legati al mio compito primario che è quello di essere il pastore della diocesi di Perugia – Città della Pieve”.
Quando papa Francesco ha iniziato a parlare di “conversione pastorale della Chiesa” lei ha subito fatto sua l’esigenza invitando anche i suoi collaboratori, a cominciare dal Consiglio pastorale, a rifletterci su. Come spiegherebbe questo invito?
“La ‘conversione pastorale’ di papa Francesco non riguarda soltanto l’aggiornamento di alcuni capitoli della vita delle diocesi e della Chiesa ma è vera conversione nel senso proprio di metanoia, che è un cambiare la mente, cambiare il pensiero, avere uno sguardo nuovo sulle cose. Va dunque ben al di là di quelle che possono essere le normali riforme che possono essere apportate”.
Per fare un esempio?
Quando il Papa dice ai preti e ai consacrati ‘siate unti, ma non untuosi’, non si ferma alla battuta! Queste due parole contengono la sostanza di un corso di esercizi spirituali. ‘Siate unti’ è un riferimento al Vangelo di Luca in cui Gesù citando Isaia dice, di sè: ‘Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e ci ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore’. Untuoso, invece, lo Zingarelli spiega che è di una persona ‘caratterizzata da atteggiamenti ipocriti, melliflui, subdolamente lusinghieri, di eccessiva e urtante cortesia o servilismo’”.
Questo invito è una novità di papa Francesco?
“Giovanni XXIII – non a caso il suo segretario Loris Capovilla è tra i nuovi cardinali voluti da Papa Francesco – aveva parlato di ‘aggiornamento’ e intendeva la stessa cosa. Invita a cogliere i segni dei tempi per guardare al mondo, contro i profeti di sventura. Poi il dialogo, che non è facile irenismo ma cercare ciò che unisce e non ciò che divide. Vedi il discorso di apertura del Concilio. E poi la misericordia! Il Papa parla di Chiesa come ‘ospedale da campo’ in cui si usa la medicina della misericordia. Questo è conversione pastorale!”.