Le ultime elezioni amministrative hanno portato nel Consiglio comunale di Spoleto molti cattolici, anche impegnati in vari servizi ecclesiali. A partire da questo fatto lo storico spoletino Giuseppe Guerrini, studioso di storia locale, ci ha inviato, e volentieri pubblichiamo, un suo contributo sull’impegno sociale e politico dei cristiani. Scriveva Fernando Pessoa: “Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere di essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo”. I principi contenuti nella mia brevissima nota intendono richiamare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del cristiano: l’impegno sociale e politico dei cattolici, la coerenza tra fede e vita, tra Vangelo e cultura, richiamata dal Concilio Vaticano II. Mio diritto-dovere di cittadino cattolico, come di tutti gli altri cittadini è quello di cercare sinceramente la verità e di promuovere e difendere con mezzi leciti le verità morali riguardanti la vita sociale, la giustizia, la libertà, il rispetto della persona. Ogni attività, ogni situazione, ogni impegno concreto – come, ad esempio, la competenza e la solidarietà nel lavoro, l’amore e la dedizione nella famiglia e nell’educazione dei figli, il servizio sociale e politico, la proposta della verità nell’ambito della cultura – sono occasioni provvidenziali per un continuo esercizio della fede, della speranza e della carità.
La società civile si trova oggi all’interno di un complesso processo culturale che mostra la fine di un’epoca e l’incertezza per la nuova che emerge all’orizzonte. Esiste una concezione unitaria e distinta dell’azione cattolica e dell’azione politica, dell’esperienza religiosa e dell’impegno culturale nella convinzione che la politica intesa come autonoma costruzione della civitas humana abbia bisogno di ritrovare le sue ragioni fondative in un’antropologia morale disponibile all’ascolto delle verità religiose e debba adottare l’etica della laicità, quale suo specifico statuto regolativo. La laicità è la proprietà essenziale dello spazio pubblico, delle istituzioni e dello Stato. E il cittadino credente deve assumersi in prima persona la responsabilità di una mediazione culturale che consenta di partecipare al dibattito pubblico, capace di attirare l’ascolto di ogni cittadino al di là di ogni personale appartenenza di fede.
È necessario lavorare per lo sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, secondo il quale i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro servizio devono essere riconosciuti. In ciò mi aiuta una frase di sant’Agostino: “Nella casa del giusto, anche coloro che esercitano un comando non fanno che prestare un servizio a coloro che sembrano essere comandati: essi difatti non comandano per cupidigia di dominio, ma per dovere di fare del bene agli uomini, non per orgoglio di primeggiare, ma per onore di provvedere. Fortunato e saggio è colui che possiede la forza di accettare le cose che non può cambiare, il coraggio di cambiare quello che può, il buon senso di distinguere le une dall’altre”. Il buon politico sa fare questa distinzione; il cattivo si orienta a mutare quel che deve conservare, e a tenere fermo quel che invece deve rinnovare.