Santissima Trinità. Non siamo capaci di portarne il peso. Anche se l’uomo ha le pretese e la tendenza a voler conoscere tutto, non tutto gli è dato di sapere, non tutto riesce ad abbracciare. Questo è vero nella scienza ed è vero nelle realtà di Dio. Fin dalle origini l’uomo asseconda la tentazione di voler essere “come Dio” nella conoscenza, ma sulla Verità/Dio non siamo capaci, almeno per il momento, coglierne la totalità. In Gesù tutto è compiuto, ma lo svelamento di questo tutto è graduale, dietro la guida sapiente dello Spirito.
La Trinità è realtà difficile da cogliere per noi uomini, possiamo solo balbettarne l’identità e occorre riconoscere umilmente i nostri limiti, individuando di questa realtà magari gli effetti. E allora, più che l’intelligenza o la ragione, dobbiamo far muovere il cuore, perché gli effetti della presenza di Dio nelle diverse realtà di Padre, Figlio e Spirito Santo abbracciano tutta la storia e coinvolgono il cuore dell’uomo.
Liturgicamente si volta pagina, si riprende il cammino del tempo ordinario, e lo riprendiamo celebrando la solennità della Santissima Trinità ed è come se le “molte cose che Gesù ha ancora da dirci” ce le dice giorno per giorno, man mano che la nostra vita entra più profondamente nella sua persona, nell’incontro con lui, nella comunione con Dio. E come la Sapienza di Dio con Dio fin dagli inizi era artefice della costruzione del mondo, così continua a costruire il nostro mondo, la nostra storia, come in un gioco di amore e delizia.
Questa stessa Sapienza ha permesso ai discepoli di comprendere e di inculturare la fede nelle diverse situazioni storiche, così che non è la Chiesa che parla, ma è lo Spirito e la sua è una parola sempre vera anche se non ancora pienamente compresa da noi.
Questa stessa Sapienza parla d’amore alla coppia affinché sappia inculturare l’amore nelle azioni quotidiane e così facendo si mostri icona della Trinità. Maschio e femmina immagine e somiglianza di Dio, la coppia icona della Trinità: c’è realtà più grande? L’amore umano è il riflesso dell’amore divino, la comunione sponsale segno della comunione di Dio Uno e Trino, la coppia possiede in se l’impronta della Trinità: veramente l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori.
Padre, Figlio, Spirito Santo; l’Amante, l’Amato, l’Amore. Deus caritas est, è amore che si manifesta, che si riversa, che invade, che riempie di sé, che conduce. E’ amore che si è fatto persona, è amore che ci prende per mano, che danza con noi la vita (“giocavo sul globo terrestre ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” – prima lettura). Ed è l’amore che viene da Dio che fa danzare la coppia in ogni momento della vita. A volte questo amore sostiene, a volte incoraggia, a volte perdona. A volte può sembrare duro, specialmente quando ci sono dei “no” da dire e a volte difficile per crisi da superare o relazioni da riallacciare.
È l’amore che tutto scusa, tutto spera, tutto abbraccia. Spesso la casa è il luogo del nascondimento (i panni sporchi si lavano in casa), del silenzio, della privacy, dell’intimità, ma è anche la casa dove ci si accoglie, dove si consumano i pasti insieme, dove si è generativi, dove si sviluppano i progetti comuni, dove ci si unisce anche fisicamente per una comunione totale e dove si cresce nella fiducia, nel sostegno e nella realizzazione reciproca, dove si cresce anche nella fede vivendo nel nome di Cristo tutto ciò che passa nelle stanze della casa. La piccola chiesa domestica vive l’abbraccio della Trinità e lo mostra al mondo, come la Chiesa tutta.
L’accesso a questo stato di grazia è per virtù dell’amore di Cristo (seconda lettura) e non ci sono tribolazioni che possono allontanarci, non vivremo nella delusione perché questa comunione in Dio è realtà. Il fatto che in Dio uno è uguale a tre, sconvolgendo le leggi della matematica e sconvolgendo le nostre categorie razionali, questa volta ci riempie di gioia, perché comprendiamo a quali altezze siamo stati chiamati.